Viterbo, un centro immigrati accanto alle scuole? Il no dei genitori: «Il prefetto non lo consenta»

Viterbo, un centro immigrati accanto alle scuole? Il no dei genitori: «Il prefetto non lo consenta»
"Siamo genitori preoccupati per la serenità e la sicurezza dei nostri figli. Nessuna volontà di creare tensioni politiche, tantomeno sociali". A parlare...

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"Siamo genitori preoccupati per la serenità e la sicurezza dei nostri figli. Nessuna volontà di creare tensioni politiche, tantomeno sociali". A parlare è Adone Calabrò, presidente del consiglio di istituto del comprensivo Carmine, cui fanno capo la scuola dell'infanzia, la primaria e la secondaria di primo grado Tecchi che, insieme all'asilo nido aziendale dell'Università della Tuscia, sorgono in centro metri lungo via Emilio Bianchi. Proprio qui dove potrebbe sorgere un centro di prima accoglienza, visto che un privato proprietario di un immobile lungo quella strada, ha deciso di partecipare alla manifestazione d'interesse lanciata dalla Prefettura.


Solo un'ipotesi, al momento. E proprio per saperne di più il dirigente scolastico, Marina Marini, ha scritto al prefetto Rita Piermatti al fine di conoscere ufficialmente a che punto è la pratica. Da chiarire anche il numero di richiedenti asilo che, eventualmente, verrebbo ospitati: inizialmente si parlava di 50, poi il numero si è ridimensionato fino a 19. Lunedì pomeriggio, la preside ha incontrato i genitori e, non appena otterrà una risposta dal Palazzo del Governo, ci sarà una nuova riunione.

"La nostra principale preoccupazione – spiega Calabrò – non è legata ai migranti in quanto tali. Del resto, questo istituto comprensivo è quello che conta il maggior numero di alunni stranieri e non ci sono mai stati problemi in questo senso. Semmai, le perplessità nascono intorno all'opportunità di realizzare un centro di accoglienza in una realtà particolare, quale è questo nucleo scolastico". Per i genitori, insomma, una questione di opportunità: "Una struttura del genere – continua il presidente del consiglio di istituto – comporta problemi organizzativi e di ordine pubblico che non possono essere gestiti in un contesto simile, già di per sé molto delivato. Credo che le amministrazioni preposte farebbe una scelta inopportuna andando avanti con questo progetto".


Ma se accadesse, cosa farebbero i genitori? "Alcuni hanno minacciato di ritirare i propri figli e – risponde – spostarli altrove. Nessuno, comunque, rimarrebbe in silenzio: faremmo sentire le nostre ragioni in maniera molto civile. Ma contiamo che il prefetto valuti il contesto e non se ne faccia nulla". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero