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Nessuna proroga alla scadenza del 15 ottobre decisa dal decreto legge agosto. Da venerdì tornano cartelle esattoriali, pignoramenti e obbligo dei versamenti delle rateizzazioni in corso con l’Agenzia delle Entrate in scadenza tra l’8 marzo e il 15 ottobre. Sarà una ripresa progressiva che nel corso dei mesi andrà diluendo e smaltendo gli arretrati, ma allo stesso tempo riprenderà l'attività ordinaria con nuove cartelle, fermi amministrativi e ipoteche.
A chiudere la porta, dopo il congelamento del ‘Cura Italia’ che aveva sospeso ogni adempimento fino al 31 luglio e la proroga del decreto ‘Rilancio’ che spostava il termine ultime al 31 agosto, è il ministro dell’economia Roberto Gualtieri Gualtieri che difende il provvedimento sottolineando come i pagamenti richiesti riguardino debiti precedenti la prima ondata di coronavirus. «Una posizione che forse andrebbe rivista – spiega Andrea De Simone, segretario provinciale di Confartigianato – perché stiamo entrando in una fase molto delicata in cui ogni cosa sembra nuovamente in discussione».
La ripresa furente del contagio, lo spettro di nuove chiusure che già si è materializzato in altre zone d’Europa, obbliga a una riflessione che abbia come primo impegno quello di salvare il maggior numero possibile di imprese alle quale, prima di tutto, serve liquidità per alimentarsi. «Ogni provvedimento che è stato preso ha avuto come denominatore comune il caos – continua De Simone -. Quello che affrontiamo oggi è un pericolo con dei lineamenti sconosciuti, proprio per questo serve procedere con calma».
Pochi, del resto, i settori che nei primi 9 mesi dell’anno hanno raggiunto il pareggio o accusato flessioni ridotte. Se la ristorazione ha potuto contare sugli introiti della stagione estiva, con il mini boom turistico di agosto che ha rinfrescato le casse degli imprenditori, così non è stato per l’abbigliamento che resta l’anello debole della catena. «Qui l’emergenza ha avuto terreno più fertile – continua De Simone - Si è accanita su un tessuto già debole. Tante saracinesche si sono già abbassate».
Bene non se la passano neppure l’artigianato e il settore edile: «Tante imprese stanno aspettando che il super ecobonus del 110% entri a regime – continua De Simone -. È un’opportunità di rilancio ma ora è più un percorso a ostacoli che una strada dritta». Molti i requisiti da soddisfare e che non fanno capo esclusivamente agli edili ma passano dalle scrivanie, e dai pareri, di professionisti: commercialisti e architetti in primo luogo.
Le imprese, secondo i numeri ufficiali, rappresentano una parte limitata degli attenzionati del fisco. Dei 18 milioni di soggetti iscritti a ruolo, 15 milioni sono persone non titolari d'impresa, cittadini che hanno delle cartelle per multe o cose simili, e circa 3 milioni sono imprese. Un dato che rende ancora meglio l’idea del problema.
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Il Messaggero