Si impicca mentre è in isolamento, chiesti una condanna e il rinvio a giudizio per penitenziari e sanitari

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Si impicca mentre è in isolamento, chiesto il rinvio a giudizio per penitenziari e sanitari. Mentre per l’ex direttore del carcere di Viterbo, che aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, 4 mesi di carcere. Le richieste sono arrivate ieri mattina dal pm Michele Adragna durante l’udienza preliminare davanti al gup Giacomo Autizi.

Il caso è quello di Andrea Di Nino, un 36enne romano che la sera del 21 maggio 2018 si tolse la vita impiccandosi in una cella d’isolamento. Esattamente pochi mesi primi del ventenne Hassan Sharaf, morto a Belcolle dopo aver tentato di impiccarsi in una cella dell’isolamento. Per il caso di Sharaf c’è un processo in corso per abuso dei mezzi di correzione a due agenti della penitenziaria, e un supplemento di inchiesta per tortura e istigazione al suicidio di cui si sta occupando la Procura generale di Roma (quella di Viterbo aveva chiesto l’archiviazione).

Di Nino, al momento in cui fu rinvenuto cadavere quattro anni fa, era in carcere da due anni per possesso di stupefacenti. Ha lasciato una compagna e 5 figli. Il corpo senza vita dell’uomo venne rinvenuto attorno alle ore 22. Si era suicidato in cella di isolamento e dal penitenziario sarebbe uscito di lì a un anno. I familiari, 8 fratelli e 5 figli pronti a costituirsi parte civile, sono convinti che non si sarebbe mai potuto uccidere, perché aveva voglia di vivere e gli mancava poco al fine pena.

Proprio come ad Hassan: stessa fine a un passo dalla libertà. Titolari del fascicolo aperto dalla Procura di Viterbo sono i pubblici ministeri Stefano D’Arma e Michele Adragna. Quest’ultimo ieri, in una lunga requisitoria, ha chiesto il rinvio a giudizio per tre dei 4 indagati. Si tratta del medico che era di guardia quella notte, dell’agente penitenziario e del dirigente medico del reparto. Mente per il direttore del carcere, difeso dall’avvocato Marco Russo, ha chiesto 4 mesi di carcere.

Tutti sono accusati di omicidio colposo. Il 6 giugno si torna in aula per la discussione delle difese. Il 20 il verdetto.

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Il Messaggero