Viterbo, blitz notturno ai cancelli del carcere: affisso striscione per boss di mafia al 41bis

L'ingresso esterno del carcere
Un'azione coordinata da tre o quattro persone, a volto coperto, organizzata per fissare uno striscione sul cancello esterno del carcere di Viterbo (foto). Striscione...

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Un'azione coordinata da tre o quattro persone, a volto coperto, organizzata per fissare uno striscione sul cancello esterno del carcere di Viterbo (foto). Striscione contenente la frase del rapper Niko Pandetta, nipote di un boss di mafia, arrestato pochi giorni fa per scontare la condanna a 4 anni per spaccio di stupefacenti.


E' su questo che da ieri notte stanno indagando gli agenti della polizia penitenziaria del capoluogo, coadiuvati dai colleghi della Digos della questura viterbese. Lo striscione riportava la frase di un noto brano di Pandetta, la stessa che poco prima di essere arrestato lui stesso aveva postato sul suo profilo Instagram: «Maresciallo non ci prendi». Anche l'azione di ieri notte ha ripetuto un copione analogo: il video del commando a Mammagialla è poi stato postato sui profili social di un pregiudicato viterbese, arrestato in passato sempre per spaccio di droga. Un'azione dimostrativa o il tentativo del pregiudicato di accreditarsi per uno spessore criminale di più alto profilo?

Nel mese scorso Pandetta era stato arrestato dopo che la Cassazione aveva respinto il ricorso dei suoi legali, rendendo definitiva la condanna a 4 anni. Mentre a settembre, sul suo profilo Instagram, Pandetta si era mostrato in una foto con una divisa da carabiniere. Maresciallo non ci prendi, era stato il commento dell'artista, noto anche per essere nipote del boss Turi Cappello, da anni recluso in regima di carcere duro secondo il 41 bis.

Vincenzo Pandetta, in arte Niko, ha all'attivo due dischi d'oro per il singolo Pistole nella Fendi e per l'album Bella vita. Il cantante, dopo aver pubblicizzato sui social la notizia della sua condanna, si era sottratto al provvedimento ma era stato rintracciato dagli agenti della sezione criminalità organizzata della Mobile della Questura di Milano.
 

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Il Messaggero