Viterbo, i bagni pubblici introvabili e abbandonati

L'ingresso pieno d'immondizia dei bagni pubblici di via Dobici (chiusi)
La domanda più imbarazzante che un turista può rivolgere ad un viterbese è: “Scusi, sa dove sono i bagni pubblici?”. Lui, il turista, è in...

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La domanda più imbarazzante che un turista può rivolgere ad un viterbese è: “Scusi, sa dove sono i bagni pubblici?”. Lui, il turista, è in buona fede, oltre che probabilmente con la vescica in palpitazione. Il viterbese, invece, tende a vergognarsi, imbastisce spiegazioni vaghe e fornisce indicazioni complicatissime. Perché la carenza di servizi igienici è uno dei problemi endemici del capoluogo, e si avverte ancora di più in questi giorni ad alta densità turistica, quando la domanda supera l'offerta a tal punto da trasformarla in emergenza.


Intendiamoci: quelli che ci sono, funzionano. E' il caso delle toilette in piazza San Lorenzo, sotto Palazzo dei papi, che la Curia ha resuscitato dopo anni di abbandono da parte del Comune, affidandole ad una cooperativa. Sempre un'associazione gestisce i servizi nuovi di zecca ricavati all'interno della ristrutturata pensilina del Sacrario: qui, pagando 50 centesimi (“Come da delibera comunale”, specifica un cartello che sicuramente incuriosirà le comitive di giapponesi) si possono espletare le necessità corporali. E senza limiti di tempo, come invece valeva per i vecchi Wc all'esterno (sono ancora lì, non funzionanti, a perenne memoria), che per la stessa cifra consentivano di usufruire del servizio per un tempo massimo di 15 minuti: insomma, niente sedute di gabinetto prolungate.

Ma i bagni spaziali della Pensilina non possono bastare ad una città che vede i flussi turistici crescere di anno in anno. E la politica – di qualsiasi colore – ha sempre fatto poco per affrontare seriamente la questione. Basti dire che mancano persino le indicazioni per raggiungere i pochi bagni funzionanti: chi non è viterbese deve chiedere, e ritorniamo alla domanda imbarazzante dell'inizio.


A due passi dal Sacrario ci sarebbero i gabinetti di via Cesare Dobici. Ma sono chiusi da tempo immemorabile, e sulle scale che scendono si sono accumulati quintali di immondizia, dalle classiche bottiglie di Tennent's (vuote, purtroppo), ai cartoni della pizza, fino ad un pallone sgonfio. Chiusi pure i bagni di piazza Fontana Grande. Addirittura murati quelli in via dei Pellegrini. Resterebbero i gabinetti di piazza della Rocca, appena dentro Porta Fiorentina. Anche questi sono sotterranei e – sorpresa – appaiono puliti, dignitosi. Peccato che la zona sia fuori dagli itinerari turistici, e che l'atmosfera in generale, la location isolata e tetra, somiglino a quelle dei film dell'orrore. Titolo? Non tirate quello sciacquone. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero