Viterbo, furti d'opere e mobili antichi caccia ai predatori dell'arte

Viterbo, furti d'opere e mobili antichi caccia ai predatori dell'arte
VITERBO - Ladri d’arte. “Topi” imbeccati da professionisti: antiquari, studiosi, archeologi. Ricettatori che hanno appoggi in signorotti locali e canali già...

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VITERBO - Ladri d’arte. “Topi” imbeccati da professionisti: antiquari, studiosi, archeologi. Ricettatori che hanno appoggi in signorotti locali e canali già aperti con mecenati, magari all’estero in America piuttosto che negli Emirati Arabi, pronti a sganciare soldi. Meglio se per opere non catalogate, anche anonime, purché databili e con una storia fascinosa da ricostruire. Pezzi che di contrabbando si piazzano meglio perché le loro tracce nel tempo sono più difficili da ricollocare se si incappa in controlli.




Come quelli rubati l’altra notte all’ex chiesa di Sant’Orsola a San pellegrino (autori anonimi del 1700 e 1600) o appena prima di Natale alla Santissima Trinità, al Santuario della Madonna Liberatrice.



Qui i ladri si sono portati via due tele raffiguranti dei padri superiori agostiniani, risalenti al 1800. Con le cornici, ex voto, addirittura un tavolo del ’500 e un’antica campana che era stata lasciata a terra, confidando che per il suo peso non potesse essere spostata.



«Che avessero rubato anche quel tavolo a dire il vero - spiega padre Mario, allettato per la febbre - me ne sono accorto solo pochi giorni fa dal raffronto con alcune foto scattate in passato. Anche questo dovrò denunciare ai carabinieri». In cinque anni i padri agostiniani hanno subito tre incursioni. «Magari è qualche disperato - continua il parroco - di certo a noi restano i danni del loro passaggio».



Nell’ultimo raid hanno disdegnato collane in corallo, non si sono curati della possibile presenza di una pisside dorata custodita nel tabernacolo. Insomma, chiunque può entrare in una chiesa, guardare, mirare. Di Sant’Orsola (appartenuta alla costellazione dei beni ex Eca, ovvero una volta del culto cattolico e poi passati al patrimonio pubblico - e l’archivio storico dei beni ex Eca a Viterbo è sparito) il Comune era tornato a occuparsi dopo anni d’abbandono proprio in questi giorni. E prima che la struttura fosse assegnata (addirittura c’era stato chi voleva acquistare un pezzo di canonica, nonostante i vincoli dei Beni culturali) le due pale d’altare della Madonna Immacolata e Santa Lucia sono scomparse.



E negli anni le spoliazioni di beni comuni, patrimonio di tutti i cittadini, non si contano: fontane, sarcofagi, quadri, pezzi d’arte, smantellati da palazzi storici e finiti in cortili o case dell’alta borghesia viterbese. Tutti reati prescritti, ma che la dicono lunga sull’attaccamento (personale) che la città ha verso uno dei suoi pochi, unici, tesori: l’arte.



Sul furto a Sant’Orsola indagano gli agenti della squadra mobile, coordinati dal pm Franco Pacifici. Gli inquirenti stanno valutando la posizione di tutti coloro che avevano le chiavi per accedere all’edificio e la testimonianza della persona che, insospettita, ha dato l’allarme al Comune. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero