Le stalle viterbesi allo stremo. Il rischio per gli allevatori: abbattere capi per sopravvivere

Le stalle viterbesi allo stremo. Il rischio per gli allevatori: abbattere capi per sopravvivere
Fieno e cereali sempre più cari, spese per l'energia che lievitano a fronte di margini di guadagno risicati; una spirale viziosa che ha come conseguenza una decisa...

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Fieno e cereali sempre più cari, spese per l'energia che lievitano a fronte di margini di guadagno risicati; una spirale viziosa che ha come conseguenza una decisa diminuzione di liquidità delle aziende zootecniche «al punto che a breve gli allevatori potrebbe trovarsi davanti a un bivio, quello di dover scegliere se abbattere parte del bestiame per sopravvivere».

Una previsione nerissima quella del presidente della Cia provinciale (Confederazione degli agricoltori italiani), Sergio Del Gelsomino, ma che rappresenta uno scenario più realistico di quanto si possa pensare. «Pensiamo ad un'azienda con cento capi, pensiamo ai costi fisiologici ed a quelli extra che speculazioni e aumenti hanno gonfiato continua Del Gelsomino - e poi pensiamo al crollo del guadagno e a quale possa essere la soluzione per restare a galla: la più probabile è ripensare le stalle e tagliare le unità. Sembra una follia ma a questo siamo arrivati».

Calcolatrice alla mano, il profitto netto per 1 litro di latte è sceso a 4,17 centesimi. Margine in cui sono inclusi ammortamenti, salari, affitto, interessi e tasse, ma non tiene conto dei rincari senza precedenti dei costi di produzione e delle tariffe energetiche di questi ultimi mesi, sommando i quali si arriva a cifre negative. «La cosa peggiore continua Del Gelsomino -, è che la situazione emergenziale da provvisoria sta diventando permanente. Lavorare sempre in perdita non è possibile».

La stagione nera degli allevatori era iniziata infatti lo scorso autunno ed è poi deflagrata, in maniera drammatica, con lo scoppio della guerra in Ucraina. Il gasolio passato da 0,68 centesimi di maggio 2021 ai 1,45 euro di luglio, bolletta elettrica raddoppiata al pari di soia, mais e fieno, componenti principali dell'alimentazione animale. Problemi a cui si aggiungono quelli derivanti da caldo e mancanza d'acqua.

«I pascoli sono bruciati dal sole e inutilizzabili inservibili, il fieno è introvabile e l'alimentazione degli animali è totalmente dipendente dai mangimi continua il presidente della Cia locale - e oltre a tutto questo, come se non bastasse, caldo significa anche necessità di tenere le stalle a temperature accettabili con ventilatori accessi per tutte le 24 ore. Ora, davanti a questo disastro, il governo deve fare una scelta: decidere se vuole o meno salvare il comparto zootecnico, senza ristori si muore».

Sulla necessità di intervenire quanto prima si era espressa anche la Coldiretti che, in un approfondimento, accanto ai 35 miliardi di fondi europei da non perdere, e al Pnrr da portare a completa attuazione, chiedeva «la creazione di un ministero dell'Agroalimentare che si occupi di tutta la filiera, dal campo alla trasformazione industriale, fino alla tavola».
 

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Il Messaggero