Viterbese, l'ex patron Camilli: «Tanta forma e poca sostanza. Squadra senza rabbia»

Viterbese, l'ex patron Camilli: «Tanta forma e poca sostanza. Squadra senza rabbia»
«Tanta forma e poca sostanza, questa Viterbese è una catastrofe». L’ex presidente gialloblù Piero Camilli non usa mezzi termini, nel fotografare il...

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«Tanta forma e poca sostanza, questa Viterbese è una catastrofe». L’ex presidente gialloblù Piero Camilli non usa mezzi termini, nel fotografare il delicatissimo momento della squadra gialloblù: ultima in classifica con solo 7 punti in 14 partite.

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«Questa Viterbese l’ho creata io, mettendomi in discussione ripartendo dall’Eccellenza e seguendo la squadra tutte le domeniche mattina, nei campi più sperduti del Lazio - ha detto Camilli - e oggi soffro vedendola in queste condizioni. Il presidente Romano è una brava persona, però il calcio è uno sport che va giocato sul rettangolo verde, durante i novanta minuti. Spazio in cui la squadra deve sputare sangue per raccogliere i tre punti».

Camilli vede spesso la società «pubblicare tante foto sui social di varie iniziative collaterali, ma il calcio è un altra cosa. La priorità di una società è andare in campo la domenica e vincere», sottolinea l’ex patron.
Camilli, anche se dall’esterno, segue ancora la Viterbese. Cosa non va? «A questa squadra manca rabbia - continua - come ho visto nella gara di Pistoia: nell’ultimo quarto d’ora sono usciti praticamente dal campo. Noi le partite negli ultimi minuti le vincevamo, mentre al contrario questa squadra le perde proprio perché le manca la rabbia. Ricordo la nostra rimonta contro il Pisa, con due gol negli ultimi minuti. E ricordo l’altra rimonta contro la Ternana, dopo che la partita era stata sospesa per neve con loro in vantaggio. Oppure la vittoria nella finale di Coppa Italia contro il Monza, con una rete in pieno recupero. Se hai rabbia, le partite nei minuti finali le vinci invece di perderle».

L’ex presidente dice la sua anche sulla costruzione della squadra. «Se la Viterbese è in questa situazione di classifica non è colpa degli arbitri o della sfortuna - dice - e i risultati dicono che la squadra è scarsa. I giovani, ad esempio, vanno presi con criterio: io avevo portato Damiani che ora gioca in serie A e Zerbin che milita in serie B. Quando sono andato via avevo lasciato cinque giocatori sotto contratto, ossia Mignanelli, Vandeputte, Atanasov, Rinaldi e De Giorgi. Io non li avrei lasciati andar via per nessun motivo».



Ma ora come se ne esce? «Per come la vedo io, questa squadra deve giocare coperta e con due punte vicine - risponde - ma la situazione di classifica è veramente difficile. Penso che da qui alla fine del girone d’andata dovrebbe ottenere almeno 10 punti, sperando che poi a gennaio possano arrivare rinforzi adeguati. Se invece a gennaio sei già in una situazione di classifica disperata, nessuno giocatore valido accetterebbe di arrivare qui. Quindi i giochi, purtroppo, sarebbero già chiusi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero