Viterbo, il sindaco Michelini vuole un nuovo Piano Regolatore

Viterbo, il sindaco Michelini vuole un nuovo Piano Regolatore
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VITERBO - E' entrato nel suo quarantesimo anno di vita. Fu infatti adottato nel 1974, definitamente approvato nel 1979. E nelle intenzioni dell'esecutivo guidato da Leonardo Michelini va ormai archiviato, sostituito da un nuovo strumento di pianificazione che assumerà i caratteri di una variante di scopo orientata a materializzare la città termale.




Muore il vecchio piano regolatore generale, nasce il nuovo Prg. Le cui linee-guida sono riassunte in quattro parole chiave: rigenerazione, riqualificazione, recupero, innovazione. «Di fatto - spiega Alvaro Ricci, assessore all'Urbanistica - il piano del ’74 è esaurito, e il suo stato di attuazione, almeno per quanto riguarda le zone di espansione, è stato completato. Ora va pensato uno strumento di programmazione che intrecci le esigenze di una città del terzo millennio, sia sul fronte sociale che economico».



Michelini & C. stanno immaginando un percorso che contempli, sulla scorta di un ampio confronto con tutte le realtà produttive, sindacali e culturali una manciata di obiettivi che attengono alla difesa del suolo; alla protezione, riqualificazione e valorizzazione del patrimonio ambientale, naturale e culturale; alla valorizzazione del turismo.

L'elaborazione del nuovo Prg prenderà le mosse da «una preliminare ricognizione - afferma Ricci - delle vecchie previsioni rimaste incompiute, relative proprio allo sviluppo turistico-termale. Qualche esempio? Le aree delle Zitelle o del Paliano, situazioni riproposte in sede di approvazione del bilancio e contenuti nella mia relazione».



Si intuisce che il polo agricolo-termale dovrà essere il fulcro della città di domani, non disgiunto «dall'attenzione che l'iniziativa pubblica e privata dovranno porre sulle aree classificate a verde e, in parallelo, alle direzionali, come quelle del quadrante Nord».



«Aggiornare il vecchio Prg - conclude l'assessore - significa predisporre una variante di scopo per sostanziare una grande area che ricomprenda tutte le evidenze termali, integrate con le vocazioni agricole. E cioè l'intreccio tra le attività termali e quelle agricole. In questo senso si potranno rimettere in gioco importanti risorse edilizie, come i vecchi casali della nostre aree rurali, che potrebbero essere destinati a strutture agrituristiche con funzioni termali». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero