Vetralla, pensione amara per il dottor Fonti: «Miei pazienti senza medico di base, così si smantella la sanità» Video

“Sono rimasto basito, sconcertato, emozionato. Ma questi attestati di stima mitigano solo in parte l’amarezza per la situazione in cui sono rimasti i miei...

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“Sono rimasto basito, sconcertato, emozionato. Ma questi attestati di stima mitigano solo in parte l’amarezza per la situazione in cui sono rimasti i miei assistiti”.

Giuseppe Fonti è uno di quei medici di famiglia che nella sua comunità, quella di Vetralla, rappresenta, anzi rappresentava un punto di riferimento. Venerdì, dopo 44 anni di servizio, se ne è andato in pensione per raggiunti limiti di età. A 70 anni la norma prevede la cancellazione dalle liste e la fine della convenzione.

Il dottor Giuseppe Fonti con la moglie

“Io però avrei preferito restare, almeno per garantire la continuità del servizio e non lasciare soli i miei pazienti”, dice. Già, i suoi pazienti. Quelli che venerdì sera lo hanno aspettato fuori dall’ambulatorio dove si era attardato per sistemare le ultime cose, e lo hanno virtualmente abbracciato per salutarlo tra gli applausi.

“L’affetto che mi hanno dimostrato negli ultimi giorni per me era già sufficiente. Non mi aspettavo quella folla. Ma queste emozioni non bastano per darmi serenità: ho iniziato nel ’77 quando c’erano le mutue; ho applaudito alla riforma del 1978; poi, ho assistito piano piano allo smantellamento del sistema da parte della politica. Finiremo – sostiene – per avere due sanità: una per chi ha un’assicurazione, un’altra per chi non ha i mezzi”.

Fonti si riferisce all’allarme che da settimane sta lanciando anche la Fimmg, il sindacato di categoria, per bocca del segretario Michele Fiore. Da qui alla fine dell’anno, per raggiunti limiti di età (ovvero 70 anni) nel Viterbese se ne andranno in pensione 20 medici di medicina generale. Nel corso del 2022 altri 24 colleghi e nel 2023 ulteriori 28. Da qui a due anni 72 medici su 233, quasi un terzo, lasceranno vuoto il proprio ambulatorio. Come quello di Fonti.

“Sarei voluto restare per affiancare un giovane medico che mi sostituisse. Invece, non mi è stato concesso. Ora i miei pazienti sono stati in parte spacchettati tra gli altri colleghi dell’Ucp, l’unità di cure primarie, di Vetralla che hanno però raggiunto i massimali (ovvero 1.500 pazienti procapite, ndr). Pertanto, tra i 500 e i 600 sono rimasti scoperti senza medico di base. Per me motivo di grande dispiacere”, commenta Fonti. 

Con l’emergenza Covid, sono state concesse alcune deroghe di sei mesi che hanno rinviato un problema che ora sta deflagrando. “La pandemia, purtroppo, non ha insegnato nulla alla politica: i medici di base sono un presidio fondamentale sul territorio. Invece – accusa Fonti – qui si parla di case di comunità. Mi auguro che la Regione Lazio, anziché seguire modelli che si sono rivelati fallimentari come quelli di Piemonte, Veneto e Lombardia, pubblichi gli elenchi di chi vuole fare il medico di base, peschi tra i giovani in graduatoria per garantire il diritto all’assistenza a tutti”.

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Il Messaggero