Al castello di Vasanello 95 varietà di piante antiche e un giovane giardiniere

Il giardiniere Daniele Oliverio e il labirinto composto da 500 piante di lavanda angustifolia
“E da qui si entra nel Medioevo”. Daniele Oliverio fa strada al visitatore guidandolo con sicurezza tra piante antiche e rarissime. Ha da poco compiuto 29 anni, ma ne...

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“E da qui si entra nel Medioevo”. Daniele Oliverio fa strada al visitatore guidandolo con sicurezza tra piante antiche e rarissime. Ha da poco compiuto 29 anni, ma ne sono passati già cinque da quando ha iniziato a lavorare qui. Siamo a Vasanello, tra le mura di castello Orsini Misciattelli.

Piacere Daniele, giardiniere di castello. “Sì – ammette sorridendo – tutte le persone restano un po’ colpite quando mi presento”. Ma altrettanto raro è il luogo dove lavora. “In Italia sono cinque in tutto i giardini come questo”, spiega il giovane.  Ciò che lo caratterizza, per chi non lo sapesse, è che vi si trovano solo specie botaniche autoctone, precedenti alla scoperta dell’America. Più precisamente quelle contemplate nel Capitulare de Villis, l’ordinanza che ai tempi di Carlo Magno disciplinava le attività agricole e rurali, dettando i nomi delle piante che si potevano coltivare.

“Qui ne abbiamo 95”.  Uno spazio che Oliverio ha arricchito con un labirinto a cerchi concentrici composto da 500 piante di lavanda angustifolia. Mentre adesso si accinge a creare anche un grande spazio didattico dedicato alle piante officinali: “Andrebbero studiate a partire dalla scuola. Già il fatto di sapere quali si possono mangiare e quali no può rivelarsi molto utile in caso estremo”.

Daniele Oliverio è originario di Corchiano. Il suo poteva sembrare un destino già scritto. Suo nonno Santino, 78 anni, è il giardiniere del castello di Vignanello. E prima di lui, lo fu il padre: il bisnonno di Daniele. Eppure non era scontato che la tradizione proseguisse: “Insieme a mio fratello più grande, che oggi invece si occupa di siti web, siamo cresciuti giocando nel giardino di Castello Ruspsoli, ma da piccolo non sentivo questa passione”.

La scintilla è esplosa a 19 anni. “Volevo guadagnare qualche soldo per fare un viaggio d’estate, così chiesi a nonno se potevo dargli una mano”. Doveva essere solo un lavoretto. “Ma giorno dopo giorno sentivo che mi piaceva tantissimo e così al ritorno decisi di continuare. Nel frattempo studiavo Lingue orientali all’università. Non fu facile a un certo punto lasciare tutto. Adesso come adesso non saprei immaginarmi a fare qualcosa di diverso, non sarei me stesso”.

Oliverio ha lavorato insieme al nonno per 4 anni. “Mi ha insegnato tutto. Poi presi una pausa, avevo bisogno di trovare la mia strada”. Ad aprirgliela fu la proprietaria del castello di Vasanello, Elena Misciattelli: “E’ una responsabilità enorme curare un giardino come questo. Ed allora ero poco più che un ragazzo. Dentro di me sentivo che ce la potevo fare, ma è stato fondamentale sentire la fiducia della famiglia Misciattelli. Di Elena prima e oggi dei suoi figli, Natalia e Lorenzo”. A guidare Oliverio nei primi giorni al castello di Vasanello è stato il custode, Mauro. “Poi piano piano ho iniziato a fare dei cambiamenti secondo le mie idee, ma rispettando sempre l’impostazione del giardino”.

La parte medievale si sviluppa su quattro livelli: l’orto dei frutti e delle verdure, il giardino dell’amore, l’orto con le piante officinali e poi il labirinto. “Ho uno schema settimanale delle cose da fare, altrimenti il giardino ti sovrasta”. Una bolla nello spazio e nel tempo. “Le piante qui vivono in una sorta di quarantena, qualsiasi agente esterno sconosciuto potrebbe ucciderle”. Per queste Oliverio le riproduce in loco.

Oltre al Capitulare de Villis, un’altra regola vieta qui ogni trattamento con sostanze chimiche: “In un certo senso il ruolo del giardiniere è di controllare la natura, ma la natura non ha bisogno dell’uomo. Ha già tutto ciò che le serve. Contro le malattie delle piante utilizzo alcuni macerati (ortica, peperoncino, malva) che preparo personalmente e funzionano benissimo. E’ anche una forma di rispetto verso le persone che vengono a visitare il castello e verso di me che ci lavoro”. Al resto pensano le api: “Da quando ho installato nel giardino tre arnie anche i limoni vengono meglio”.

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Il Messaggero