Urla alla compagna: «Ti ammazzo e ti faccio sparire»

Maltrattamenti
«Ti ammazzo e ti faccio sparire». Minacce e botte alla compagna, 49enne alla sbarra. E’ iniziato ieri mattina, davanti al collegio del Tribunale di Viterbo, il...

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«Ti ammazzo e ti faccio sparire». Minacce e botte alla compagna, 49enne alla sbarra. E’ iniziato ieri mattina, davanti al collegio del Tribunale di Viterbo, il processo per maltrattamenti in famiglia. Imputato un uomo originario del meridione che durante il lockdown avrebbe inferto alla convivente innumerevoli sofferenze. La vittima, una 43enne residente nel Viterbese, si è costituita parte civile con l’avvocato Dominga Martines. La donna durante il periodo della pandemia sarebbe stata vittima non solo di minacce di morte ma anche di violenti pestaggi. E spesso davanti ai due figli minorenni. Gli atti di violenza, fisica e psicologica, sarebbero stati quotidiani. Come quotidiani sarebbero stati gli insulti e le minacce di morte. «Ti faccio sparire, vengo e ti rompo i denti». A ancora: «Adesso ti ammazzo, te la faccio pagare. La vita è lunga e tu non hai capito contro chi ti sei messa».

Sono solo alcune delle frasi che l’imputato avrebbe rivolto alla donna, generando in lei un forte stato d’ansia. Tanto da richiedere l’immediato intervento delle forze dell’ordine. La vittima davanti agli inquirenti avrebbe avuto la forza di raccontare tutto. In particolare di quanto accaduto da marzo 2020 ad aprile 2021. L’uomo l’avrebbe minacciato con un coltello, l’avrebbe picchiata con schiaffi e spintoni, afferrandola per il collo e le avrebbe anche impedito di andarsi a curare e di mantenere una vita normale. E quando la donna ha detto basta lui non se ne sarebbe voluto andare da casa. Il tutto - si legge nel capo di imputazione - con cadenza quotidiana per motivi futili e banali e spesso alla presenza dei figli minori della donna». Questa estate, dopo che il gip con ordinanza lo aveva allontanato dalla donna, l’imputato avrebbe tentato di riavvicinarsi alla donna violando la misura cautelare. Con la scusa di recuperare alcuni effetti personali sarebbe entrato in caso e l’avrebbe minacciata. Questo atteggiato avrebbe compromesso ancora di più la posizione.

Attualmente l’uomo vive in un’altra regione ed è sottoposto all’obbligo di dimora e a quello di firma. Il processo è stato immediato grazie alla legge del Codice rosso a tutela delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze per atti persecutori e maltrattamenti. La donna in questo periodo è seguita dall’associazione Penelope che si occupa di vittime di violenza di genere. L’imputato è assistito dall’avvocato Marco Valerio Mazzatosta. Il processo riprende il 30 marzo 2022.

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Il Messaggero