La solidarietà non va in quarantena ma indossa mascherina e guanti. Così ha fatto la Caritas di Viterbo, rimodulando gli interventi. Alla mensa Don Alceste Grandori,...
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«Prima che gli ospiti entrino - racconta Luca Zoncheddu, direttore della Caritas diocesana - misuriamo loro la febbre e facciamo anche un controllo visivo di altri eventuali sintomi». Una volta superati questi controlli, ognuno si siede in un tavolo diverso. Ci sono due volontari di sala, dotati di mascherina e guanti, che servono il vassoio. Appena consumati i pasti, tutto viene disinfettato e si scorre la fila, sempre dopo aver controllato la temperatura. «Abbiamo anche rimodulato i turni dei volontari, lasciando per sicurezza a casa i più anziani e realizzando gruppi di 6 per non creare assembramenti in cucina. Inoltre, una circostanza che ci fa molto piacere: due ragazzi del servizio civile continuano ad aiutarci, così come i frati cappuccini più giovani».
Operativo anche il dormitorio. «Ma trattandosi di spazi angusti e non idonei, abbiamo dovuto chiudere ai nuovi ingressi. Al momento - racconta Zoncheddu - diamo ospitalità a 10 persone. Anche qui abbiamo adottato tutte le misure necessarie: l'operatore misura la febbre e monitora l'insorgere di eventuali sintomi. La cena e la colazione si fa a gruppi di tre».
Inoltre, la Caritas ha appena chiuso un accordo per trasferire il dormitorio al monastero di Santa Rosa che metterà a disposizione 15 camere singole con bagno: «Un piccolo miracolo di Santa Rosa, dalla prossima settimana daremo ospitalità in tutta sicurezza». I dormitori hanno un ingresso indipendente rispesso alla chiesa. Aperto anche il centro di ascolto di piazza Dante. «Continuiamo - conclude - a offrire consulenze, soprattutto sono cresciute quelle psicologiche. Ma aiutiamo anche con i bisogni primari, come la consegna di pacchi alimentari a domicilio».
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Il Messaggero