Immigrata romena dalla Tuscia aiuta gli ucraini in fuga: «Voglio dare una mano»

Ucraini in fuga
Dalla frontiere di Siret al cuore della Tuscia. Tra i mille percorsi dei profughi ucraini per fuggire dalla guerra ce n’è uno che parla viterbese e romeno. Che...

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Dalla frontiere di Siret al cuore della Tuscia. Tra i mille percorsi dei profughi ucraini per fuggire dalla guerra ce n’è uno che parla viterbese e romeno. Che racconta di solidarietà femminile e integrazione. Di dolore e speranza. E soprattutto di mediazione.

In un momento così difficile una donna romena da tempo residente a Viterbo ha deciso di mettere in campo tutta la sua esperienza per creare una rete di contatti per aiutare gli ucraini a fuggire dalla guerra e arrivare in un posto sicuro.

«Quando è inizia la guerra - racconta Crina - mi sono chiesta: come posso essere d’aiuto? Cosa posso fare restando qui a Viterbo?». Le risposte a queste domande sono arrivate in fretta. E in fretta hanno provocato un grande movimento. «Mi sono proposta come mediatore per aiutare gli ucraini che da tempo sono in Italia a mettersi in contatto con i familiari fuggiti, che si trovano nei territori di frontiera. Io ho solo provato a inserirmi in questo contesto con l’idea di dare una mano. E ho trovato la solidarietà di tantissimi privati cittadini e associazioni, che lavorano senza sosta per portare i profughi lontano dai bombardamenti o per recapitare generi di prima necessità».

Al momento i punti di frontiera attivi sono tre e uno si trova in Romania. Da qui partono i corridoi umanitari istituzionali, ma anche quelli messi in piedi in fretta da cittadini come Crina, che guardando la guerra in tv hanno scelto di fare qualcosa. Magari solo chiamando e mettendo in contatto persone.

«E’ un caos ovviamente - dice al telefono - mi sto dedicando a questo sacrificando la mia famiglia, ma nel mio piccolo volevo fare qualcosa per aiutare, per portarli in Italia. Ci sono sempre persone da evacuare e in questi giorni faccio una specie di lavoro di controllo per dare punti di contatto a chi esce dall’Ucraina. Li metto in comunicazione con romeni che arrivano fino al confine per portarli in salvo. Io indico punto e orario per l’estrazione. E poi ci sono le persone da far incontrare per trovare loro un rifugio, una volta che sono in Romania. E altre per farle arrivare fino in Italia».

Crina ha scelto di rivolgersi principalmente a donne. «L’ho fatto perché scappano soprattutto mamme con figli. E credo che trovarsi davanti una donna faccia scattare la fiducia, sapere di essere in mani sicure».

Una rete di donne che comunica al telefono, parlando romeno e italiano, con l’unico obiettivo: salvare più persone possibile. «In questi giorni ho pianto tanto - dice ancora Crina - per tutte quelle persone. E poi per quello che si è creato: donne che ospitano mamme e figli in hotel a 5 stelle e uomini che affrontano viaggi di due giorni per consegnare piumini. Ecco, credo che anche se siamo lontani c’è sempre la possibilità di dare una mano».

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Il Messaggero