Viterbo: tutor sulla Nepesina, oltre il danno la beffa. La Provincia rischia di pagare 260mila euro

I tutor sulla Nepesina
Seppur spenti, i tutor sulla Nepesina continuano a creare danni. Alla Provincia e quindi, trattandosi di soldi pubblici, a tutti i viterbesi. Già perché non solo...

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Seppur spenti, i tutor sulla Nepesina continuano a creare danni. Alla Provincia e quindi, trattandosi di soldi pubblici, a tutti i viterbesi. Già perché non solo finora Palazzo Gentili non ha incassato un euro dalle multe fatte nel 2015, ma ora la società incaricata, ovvero Poste Tributi in raggruppamento temporaneo con Safety21 Spa, chiede anche 260.274 euro. E, visto che il presidente Mauro Mazzola non ha intenzione di pagare, ha intentato causa.


Quando, sul finire del mandato, l'allora presidente presidente Marcello Meroi e l'assessore Giuseppe Talucci Peruzzi difendevano l'affidamento diretto dell'appalto (il contratto è stato stipulato il 15 dicembre 2014), parlavano di "operazione a costo zero" per la Provincia. Ma, a quanto pare, non era affatto così come si è accorto Mazzola il quale, non appena insediato, ha subito spento gli impinati e revocato il contratto. "Non solo – dice il presidente – abbiamo anche inviato tutto il materiale alla Corte dei Conti e agli altri organi competenti. Starà a loro perseguire chi ha sbagliato. Per quanto mi riguarda, finché ci sarò io non tirerò fuori un euro".

Nel decreto presidenziale firmato il 24 febbraio, Mazzola delibera la costituzione in giudizio della Provincia contro Poste Tributi. Nel ricorso presentato, la società dichiara di "essere creditrice della Provincia per complessivi 260.274,81 euro" e chiede al Tribunale di poter "incamerare la somma presente sul conto corrente dedicato pari a 113.874,35 euro" e, al tempo stesso, condannare l'ente "al pagamento di 146.400,46 euro, oltre interessi legali e moratori", pari alla differenza mancante.


Mazzola, però, non ha intenzione di scucire nemmeno un centesimo. Anzi, intende chiedere a sua volta a Poste Tributi gli introiti delle contravvenzioni. "Questa vicenda è nata storta sin dall'inizio e continua ad esserlo. Delle multe fatte – ribadisce – non abbiamo incassato un euro, perché da contratto la società incassava tutto. Ogni foto fatta, erano soldi. Che fosse a un'ambulanza o alla polizia, non faceva differenza. Ma finché sarò presidente non pagherò nulla, anzi cercherò di recuperare quanto, per me indebitamente, è stato incassato. I soldi dei cittadini vanno difesi". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero