Turismo, segnali di risveglio: arrivano le prime prenotazioni dall'estero

Turismo, segnali di risveglio: arrivano le prime prenotazioni dall'estero
Segnali di ripresa per il turismo, dopo un anno azzerato dalla pandemia tornano a crescere le prenotazioni dall’estero. Numeri ancora lontani dal pre Covid, ma sufficienti...

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Segnali di ripresa per il turismo, dopo un anno azzerato dalla pandemia tornano a crescere le prenotazioni dall’estero. Numeri ancora lontani dal pre Covid, ma sufficienti per guardare alla stagione che inizia con un pizzico di ottimismo in più. Resta competenza degli italiani il litorale, meta preferita degli stranieri il bacino del lago di Bolsena, culla del turismo estero nella Tuscia e area più colpita dall’emergenza sanitaria nel 2020 con un calo che, nel mese di luglio, ha sfiorato punte dell’80%.

 Presenze soprattutto dal Nord Europa, con in testa i Paesi Bassi e Germania. Ancora in ritardo le prenotazioni dalla Francia. Timida ripresa dall’Austria con le prime chiamate verso i camping iniziate dalla seconda settimana di maggio. «Ma parlare di ripartenza del turismo, a oggi, è ancora improprio – spiega il presidente di Confesercenti Vincenzo Peparello -. L’incertezza blocca le prenotazioni, un ritorno alla normalità in questa stagione non ci sarà. Partiamo in salita».

Incertezza dovuta ai continui cambiamenti delle norme anti contagio dell’ultimo mese che ha spinto una parte dei turisti, soprattutto quelli che si muovono attraverso i tour operator e con largo anticipo, a guardare lontano dall’Italia e dalla Tuscia. «Rispetto ad alcune nazioni siamo indietro – continua Peparello -. Penso alla Grecia, ma anche alla Croazia, che ha saputo dare una risposta rapida ed è stata premiata con un aumento delle presenze da Stati Uniti e Germania, due dei nostri maggiori bacini».

La crescita del turismo estero, e la probabile conferma di quello italiano di prossimità nel fine settimana, per Peparello non sarà sufficiente a rimediare alle perdite di 14 mesi durissimi. «Per questo anche le imprese ricettive vanno sostenute – conclude -. Se non è possibile elargire ristori in proporzioni ai mancati incassi, allora va pensato un taglio delle tasse più forte. Se chiudono le strutture allora il problema sarebbe doppio perché verrebbero a mancare i servizi. Dobbiamo dare un motivo ai turisti stranieri per sceglierci».

Un mercato da riconquistare che, nel 2019 secondo un report della Camera di Commercio di Viterbo, rappresentava tra l’8% e il 12% del turismo nella Tuscia.

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Il Messaggero