Tragedia sfiorata in carcere detenuto tenta di impiccarsi

Mammagialla
Tragedia sfiorata a Mammagialla. detenuto si barrica in cella e tenta di impiccarsi. Momenti di panico martedì sera nel carcere di Viterbo, dove grazie al tempestivo e...

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Tragedia sfiorata a Mammagialla. detenuto si barrica in cella e tenta di impiccarsi. Momenti di panico martedì sera nel carcere di Viterbo, dove grazie al tempestivo e professionale intervento della polizia penitenziaria, è stato impedito a un detenuto di togliersi la vita. «Erano le ore 22 - spiega Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) - quando un detenuto, di origine maghrebina, ha messo in atto un barricamento all’interno della sua cella seguendo con un gesto dimostrativo di impiccarsi alla finestra . Purtroppo, al detenuto è sfuggito il controllo del cappio fatto con le lenzuola e solo grazie all’intervento del personale di polizia penitenziaria di Viterbo che quello che era solo un gesto dimostrativo non si è tramutato in tragedia. Gli agenti hanno forzato il cancello e, sostenendo di peso il detenuto, sono riusciti a liberarlo dal cappio, oramai strettissimo». Il detenuto, in base a quanto appreso dagli agenti penitenziari in servizio, non voleva realmente togliersi la vita ma solo mettere in atto un gesto dimostrativo sulle condizioni dei detenuti in carcere.

Il Sappe esprime «un vivo apprezzamento al prezioso operato degli agenti della casa circondariale di Viterbo, grazie ai quali è stata impedita una nuova tragica morte in carcere. Ma torniamo a denunciare ancora una volta la mancanza di operatori sanitari, psicologici e psichiatrici e ribadiamo la necessità di concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare alle carceri laziali». Per il segretario generale del Sappe Donato Capece, «questa è la polizia penitenziaria, pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti per tutelare la vita dei ristretti. Il dato oggettivo è che la scelta di togliersi la vita è sicuramente originata da uno stato psicologico di disagio. È un dato oggettivo che chi è finito nelle maglie della devianza spesse volte è portatore di problematiche personali sociali e familiari».

Il sindacalista rileva infine come «l’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della polizia penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 175mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero