Un distillato di rabbia e paura. Nitroglicerina per le braccia che ha spinto Tiziano Monti lungo i 75 km dai sampietrini di Palazzo Vitelleschi a Tarquinia alla lingua...
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Con il pensiero di Alex nella mente. «Ho corso per lui, per quello che è e ciò che rappresenta – continua – non c’è stata una pedalata in cui non l’ho avuto presente nella mente nel cuore». Pedalate furiose, urlo silenzioso di rabbia e insieme invocazione per sedare la paura.
«Ad Alex devo molto. La sua tenacia è stata un esempio per rialzarmi». Come Zanardi, anche Monti è rimasto vittima di un pauroso incidente quasi due anni fa. Arrivato in ospedale con meno di un litro di sangue e il 20% di farcela, la sentenza dei medici è lapidaria: «Dipende dalla terapia, da chi vive in cielo per chi crede e da lui». Tiziano resta, le gambe no. A Budrio, mentre prova la protesi e tenta di rimettersi in piedi, in ascensore incontra Alex Zanardi che lo vuole in obiettivo 3, la squadra che punta a selezionare atleti per le olimpiadi. La maglia che ieri Monti portava come un’armatura. Solida ma incapace di proteggere dai colpi del cuore. «Quando ho tagliato virtualmente il traguardo sono scoppiato a piangere – continua –. Le lacrime uscivano in continuazione per tantissime ragioni, Il mio corpo era lì a sfilare sull’asfalto, ma il mio cuore e la testa erano a Siena, vicino a lui. Avrebbe voluto che andassimo avanti, e così ho fatto. Lui non mollerà, è un guerriero. Noi neppure».
Al nastro di partenza a Tarquinia, nascosto tra i tanti dietro una mascherina, c’era anche il presidente dell’associazione superabile Alfredo Boldorini, uno dei primi a coinvolgere Monti in un progetto sportivo. «Vederlo così, con il casco in testa e lo sguardo fisso verso l’obiettivo è stata un’emozione fortissima – spiega -. Prima che un atleta, a cui auguriamo il meglio, Tiziano è una grande persona. Ha portato insieme agli altri ragazzi di SuperAbile il messaggio nelle scuole che la disabilità è un limite che si può superare». Poi conclude: «Dopo l’incidente di Alex ha raccolto il testimone della staffetta. È come se avesse preso sulle spalle la sua missione».
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Il Messaggero