«Non ci sto a passare per quello che ha bloccato lo sviluppo termale. Proprio io che con la mia famiglia l’ho creato. E comunque quella delibera è...
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Passa al contrattacco, Sensi. «Non andare al Tar e al Consiglio di Stato contro quella delibera – dice - sarebbe stato da irresponsabili: avremmo firmato la nostra condanna a morte. E quella dello stabilimento, che sembrano non voler capire essere comunale». L’atto limita i prelievi da oltre 40 a 23 litri al secondo, di fatto eliminando quelli dal Bullicame, «che sono i più qualificanti perché è acqua ipertermale, la migliore». Si dovrebbero invece prendere solo 15 litri dal pozzetto e 8 dalla sorgente Santa Caterina.
E’ qui che, secondo Sensi, viene smontato tutto l’impianto della delibera di due anni fa, nata per recuperare la risorsa mineraria e metterla a disposizione di nuovi potenziali investitori. «Oltre a essere di qualità inferiore – continua Sensi – la Santa Caterina è anche inutilizzabile: il ministero non ha mai rilasciato l’autorizzazione perché discontinua dal punto di vista microbiologico». Ecco la bomba: non potendo rispettare i dettami di quanto disposto, crollerebbe tutto il ragionamento di palazzo dei Priori.
Intanto, le Terme dei Papi calano anche come introiti: da quando si è verificato l’incidente con le Terme Salus al pozzo San Valentino – con le conseguenze ormai note - «solo sui fanghi nel 2015 il fatturato è crollato: meno 412 mila euro. Ci siamo salvati grazie a una gestione accorta. Ma la callara del Bullicame è in quello stato ormai da due anni, il comune sta facendo non ortodosse».
Cosa fare? Sensi concorda con l’ipotesi di chiudere la sorgente delle Zitelle, la cui acqua oggi va dispersa. E in ogni caso, «c’è disponibilità per almeno quattro stabilimenti: perché toglierla a me per darla ad altri?». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero