Tangenti all'Aeronautica, il dirigente indagato si difende: «Nessuna corruzione»

Pratica di Mare
«Nessuna corruzione». Si difende il responsabile commerciale della Orsolini Amedeo spa, finito al centro della maxichiesta della Procura di Velletri per un presunto...

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«Nessuna corruzione». Si difende il responsabile commerciale della Orsolini Amedeo spa, finito al centro della maxichiesta della Procura di Velletri per un presunto scambio di favori e mazzette in capo all’Aeronautica militare. I famosi 49 appalti dell’Aeronautica, per un volume di affari di 3 milioni di euro, passati al setaccio dalla Procura per presunte tangenti. Appalti truccati che hanno portato sul registro degli indagati 39 persone tra militari e civili.

Il 50enne di Vasanello ai domiciliari da una settimana, ieri mattina, assistito dagli avvocati Caterina e Giuseppe Picchiarelli, è comparso davanti al gip di Viterbo Giacomo Autizi per l’interrogatorio di garanzia. Interrogatorio per rogatoria a cui l’indagato, accusato di corruzione, ha risposto chiarendo la sua posizione.

Il responsabile delle vendite nella maxi inchiesta “entra”, secondo l’accusa, in due episodi. Il primo riguarda la fornitura di una canaletta in acciaio, il secondo quella di materiale termoidraulico. Nel primo caso, sempre secondo l’accusa, il tenente colonnello preposto alla procedura per l’indagine di mercato per l’aeroporto di Grazzanise, predisponeva l’affidamento dell’appalto alla Orsolini ricevendo indebitamente la fornitura di una cucina che veniva installata nella sua abitazione privata. Il 50enne di Vasanello è indagato anche per irregolarità nell’appalto per le forniture di materiale termoidraulico per l’Aeronautica di Pratica di Mare. In questo caso, secondo la Procura di Velletri, l’aggiudicazione dell’appalto avrebbe seguito un iter non chiaro e avrebbe favorito la Orsolini. 

«Il nostro assistito - spiegano i difensori Caterina e Giuseppe Picchiarelli - ha chiarito la sua posizione e abbiamo presentato istanza di revoca della misura cautelare, in primo luogo perché non esiste nessun ipotesi correttiva. E a sostengo abbiamo depositato nove documenti, tra cui la fattura e il bonifico di pagamento della cucina. In secondo luogo perché non sussistono le esigenze della misura cautelare. Va sottolineato - concludono - la totale insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza».

I due legali per la revoca della misura cautelare hanno fatto ricorso anche al Tribunale della Libertà. Il gip di Velletri sull’istanza presentata dall’indagato deciderà nelle prossime ore.

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Il Messaggero