Svaligia casa di due anziani rompendo un vetro, ladro inchiodato dal test del dna

Il Tribunale dI Viterbo
Svaligiano la casa di due anziani e poi li chiudono dentro, alla sbarra uno dei presunti ladri. E’ entrato nel vivo il processo a un uomo romeno accusato di aver...

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Svaligiano la casa di due anziani e poi li chiudono dentro, alla sbarra uno dei presunti ladri. E’ entrato nel vivo il processo a un uomo romeno accusato di aver partecipato al furto nella casa di due anziani coniugi di Blera.

L’uomo, detenuto nel carcere di Sanremo, è accusato di furto aggravato in concorso.

A raccontare cosa sia successo la notte tra il 22 e il 23 ottobre del 2016 è la vittima, una signora nata nel 1936.
«Io non ho sentito nulla – afferma in aula – dormivo con mio marito. La mattina quando ci siamo alzati abbiamo trovato la casa nel caos. Tutto il mio oro, quello lasciato dalla mia mamma e dalla mia nonna, sparito. Erano tutte cose del cuore. E’ come se mi avessero levato la vita».

Dopo un primo giro di perlustrazione i coniugi si accorgono di essere stati anche chiusi dentro la loro abitazione. «Si sono portati via anche le chiavi di casa. Abbiamo dovuto chiamare i pompieri per uscire. Ora vivo nel terrore. Comunque io li ringrazio i ladri, perché almeno non ci hanno ammazzato». Ai due anziani sono stati rubati anche contanti, un cellulare e la Fiat Panda. 

I carabinieri della stazione di Vetralla, arrivati sul posto, hanno subito verificato da dove i ladri sarebbero entrati. «Sul balcone – afferma il militare - c’erano tracce di sangue. Probabilmente sono entrati dall’esterno e hanno rotto un vetro per penetrare in casa. E nel romperlo si sono feriti. Così abbiamo potuto effettuare il test del dna».
Test che ha inchiodato l’imputato. «A suo carico c’è anche dell’altro – spiega ancora il carabiniere -. A metà mattina dello stesso giorno è stata ritrovata la Panda rubata. Era in un bosco poco lontano dall’appartamento. Dentro abbiamo trovato un telefono, non quello rubato. Dalle schede e sulle cellule abbiamo avuto la certezza che era stato utilizzato dall’imputato».

La sentenza arriverà alla prossima udienza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero