Superbonus, l'edilizia ora teme il crack: «Imprese a rischio fallimento»

Superbonus, l'edilizia ora teme il crack: «Imprese a rischio fallimento»
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Bonus e Superbonus, dopo il boom l’edilizia ora teme il crack. «La situazione è drammatica – ammette il presidente di ANCE (associazione nazionale costruttori edili) Viterbo Andrea Belli – e potenzialmente esplosiva». Il punto di rottura lo scorso novembre quando un ulteriore cambio delle regole sulla cessione dei crediti aveva ridimensionato la possibilità per le ditte di monetizzarli.

«Succede quindi che le nostre imprese hanno i cassetti fiscali pieni di crediti senza però ottenere in cambio quella liquidità necessaria per affrontare le spese anticipate». Crediti incagliati, a fronte di lavori già avviati, che quindi minacciano la tenuta finanziaria e i conti delle imprese per molte delle quali lo spettro del fallimento è reale.
«La maggior parte degli istituti bancari e ancora prima CDP e Poste, hanno chiuso l’acquisto dei crediti. O li sblocchiamo o si rischia una tempesta perfetta – continua Belli -.  In questo momento ci sono imprese che potrebbero avere difficoltà a pagare dipendenti, fornitori, tasse e contributi con il paradosso di avere dei bilanci sanissimi». 

Lo stop alla cessione del credito, si è passati dalla cosiddetta cessione multipla a quella unica e poi, infine, alla possibilità di effettuare 3 cessioni, 2 delle quali vincolate, era stata giustificata con la necessità di frenare le truffe. Secondo il governo, che in questi giorni sta cercando la strada per dare risposta alle imprese conciliando la necessità di limitare le frodi senza inceppare il meccanismo del 110%, la soluzione potrebbe essere quella di permettere di cedere il credito non solo alle banche ma a tutti i soggetti professionali e le partite Iva, escludendo soltanto i consumatori privati. 

«Ma una soluzione va trovata – continua Belli -. Il comparto edilizia è stato trainante per la ripresa dopo la pandemia e in questo momento, a causa del blocco dei crediti, il settore rischia un vero e proprio terremoto». La chiusura da parte delle banche è una mina che rischia di far saltare tutto un sistema, una filiera fatta non solo di costruttori ma di produttori di materiai, professionisti, servizi e posti di lavoro. Per capire l’impatto che un mancato intervento avrebbe nell’economia e sull’occupazione territoriale basta dare uno sguardo agli ultimi dati (maggio 2022) forniti dalla Cassa Edile: nel 2022 gli addetti all’edilizia sono saliti a 3300 unità (di questi il 60-70% nel capoluogo), più 1000 posti rispetto a due anni fa. 

Altro dato che mette in allarme è quello che riguarda l’accesso agli incentivi. Secondo le prime stime ufficiose, Viterbo risulta in valori percentuale tra le prime provincie in Italia come utilizzo dei bonus. Facile, quindi, capire il numero delle imprese a rischio.

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Il Messaggero