E' sbucato l'altra sera, verso l'ora dell'aperitivo ai Cappuccini - quartiere fuori le mura di Viterbo - con la sua capoccetta buffa e il suo andamento a...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Comunque, sbucato da chissà dove, il nostro coraggioso eroe è riuscito ad attraversare indenne la strada (un'impresa anche per un essere umano, di questi tempi a Viterbo) e ha raggiunto gli avventori di un noto bar della zona, questi sì alle prese con l'aperitivo. I quali lo hanno preso, e trasportato in tutta sicurezza in un giardino privato, dove il riccio ha potuto ritrovare le condizioni minime di familiarità e privacy. Su ciò che è successo dopo – se l'animale abbia riconquistato la libertà delle immense praterie, se abbia ritrovato la sua famiglia perduta, se sia fuggito ai Caraibi con una riccia, ovviamente bionda – non è dato sapere.
Comunque. L'avvistamento del riccio al quartiere Capuccini è soltanto l'ultimo di una lunga serie di episodi che riconciliano Viterbo e i viterbesi con la fauna selvatica, se non proprio selvaggia. Prima c'erano stati – e ci sono ancora, perché gli avvistamenti si susseguono – i cinghiali, ormai padroni incontrastati della zona tra via Belluno e la tangenziale. Poi, appena un paio di mesi fa, è stata la volta dei lupi, animali di periferia laddove periferia è la zona di Grotte Santo Stefano. Dei gabbiani nel centro storico non ne parliamo: sono quasi più numeri degli studenti alticci in Erasmus. Ora i ricci. Aspettando i Panda, magari in versione ibrida, così inquinano di meno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero