Siccità, il Viterbese trema: cresce la paura di un razionamento dell'acqua

Siccità, il Viterbese trema: cresce la paura di un razionamento dell'acqua
Cento millimetri di acqua caduti in sei mesi contro gli oltre 350 di media degli ultimi 16 anni. «La terra è arsa, si spacca, da mesi siamo costretti ad irrigare i...

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Cento millimetri di acqua caduti in sei mesi contro gli oltre 350 di media degli ultimi 16 anni. «La terra è arsa, si spacca, da mesi siamo costretti ad irrigare i campi – spiega Filippo Lotti, titolare di un’azienda agricola bio a Cellere -. I pozzi per ora reggono ma il loro livello precipita di settimana in settimana. Disastro è la parola più adatta per definire quello che sta succedendo». Uno scenario che la Tuscia non è abituata a vedere e sulla quale ora pende l’incubo del razionamento come già successo nelle province di Latina e Frosinone, dove l’erogazione per i terreni viene sospesa tutti i giorni dalle ore 12 alle 18 e per l’intera giornata del mercoledì nel frusinate e la domenica per alcuni impianti a Latina.


La difficoltà del momento è stata evidenziata anche dal presidente della Regione Nicola Zingaretti che, dopo aver dichiarato lo stato di calamità, ha spiegato come «dobbiamo prepararci a una situazione che sarà molto critica e dovrà basarsi sul risparmio idrico in tutte le attività, a partire dai consumi familiari, e anche alla ricerca di forme di approvvigionamento e di presenza vicino alle amministrazioni comunali».


I danni per gli agricoltori incalcolabili, in una nota diffusa da Coldiretti il presidente provinciale Mauro Pacifici spiega come la raccolta di grano sia crollata fino al 30% in alcune zone, ed in difficoltà sono anche le coltivazioni di girasole, mais, e gli altri cereali, oltre a quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta, che hanno bisogno di acqua per crescere. E preoccupazioni non mancano neppure per i raccolti autunnali, a cominciare dalla produzione di uva e olive. Spiega ancora Lotti: «Le temperature di giugno sopra le media stanno danneggiando la formazione dei frutti. Soprattutto gli olivi sono sotto stress. C’è da augurarsi che la siccità dia una tregua».

Le difficoltà per gli agricoltori non si esauriscono all'acqua che manca, piuttosto devono fare i conti anche con il caro carburante e il caro energia, che ha fatto lievitare i costi per il gasolio (a giugno è stato toccato un nuovo picco, oltre 1,4 euro al litro) necessario al funzionamento delle pompe elettriche, accese fino a 20 ore al giorno. «Un aggravio di costi per i nostri agricoltori – spiega il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici – che quest’anno sono stati costretti anche ad anticipare le irrigazioni di 40 giorni per consentire la semina su terreni aridi. Tutto questo sta portando sul lastrico le nostre aziende, già in difficoltà per la crisi economica determinata dalla pandemia e l’aumento dei costi delle materie prime».

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Il Messaggero