Si impicca mentre è in isolamento, assolto l’ex direttore del carcere

Mammagialla
Si impicca mentre è in isolamento, assolto l’ex direttore del carcere e rinviati a giudizio un agente della penitenziaria e due medici in forze al penitenziario. Sono...

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Si impicca mentre è in isolamento, assolto l’ex direttore del carcere e rinviati a giudizio un agente della penitenziaria e due medici in forze al penitenziario. Sono tutti accusati di omicidio colposo. Per loro il processo inizierà il 13 settembre 2023 davanti al giudice monocratico del Tribunale di Viterbo. Il caso è quello di Andrea Di Nino il 36enne romano che la sera del 21 maggio 2018 si tolse la vita impiccandosi in una cella d’isolamento.

Esattamente pochi mesi primi del ventenne Hassan Sharaf morto a Belcolle dopo aver tentato di impiccarsi in una cella dell’isolamento. Per il caso di Hassan Sharaf c’è un processo in corso per abuso dei mezzi di correzione a due agenti della penitenziaria e un supplemento di inchiesta per tortura e istigazione al suicidio di cui si sta occupando la Procura generale di Roma, dopo che quella di Viterbo aveva chiesto l’archiviazione.

Di Nino, al momento in cui fu rinvenuto cadavere, verso le 22 del 21 maggio di quattro anni fa, era in carcere da due anni per possesso di stupefacenti. Ha lasciato una compagna e 5 figli. Il corpo senza vita dell’uomo venne rinvenuto attorno alle ore 22. Si è suicidato in cella di isolamento e dal penitenziario sarebbe uscito di lì a un anno. I familiari, 8 fratelli e 5 figli pronti a costituire parte civile, sono convinti che non si sarebbe mai potuto suicidare, perché aveva voglia di vivere e gli mancava pochissimo al fine pena.

Proprio come ad Hassan. Stessa fine a un passo dalla libertà. Titolari del fascicolo aperto dalla procura della repubblica di Viterbo sono i pubblici ministeri Stefano D’Arma e Michele Adragna. Quest’ultimo, in una lunga requisitoria, aveva chiesto il rinvio a giudizio per i tre indagati e 4 mesi di detenzione per l’ex direttore di Mammagialla che aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. Per lui, difeso dall’avvocato Marco Russo, ieri pomeriggio è invece arrivata l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

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Il Messaggero