Santone di Acquapendente, «Mia figlia schiava sessuale di padre Lino»

Tribunale
«Era diventata un giochino, una schiava sessuale. Era disarmata e dissociata dalla realtà». Arriva in aula il lungo e straziante racconto di mamma Virginia...

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«Era diventata un giochino, una schiava sessuale. Era disarmata e dissociata dalla realtà». Arriva in aula il lungo e straziante racconto di mamma Virginia Adamo. La donna che sola e con grande tenacia è riuscita a portare l’aguzzino di sua figlia davanti a un Tribunale.

E’ entrato nel vivo ieri il processo al maestro Lino, al secolo Pasquale Gaeta, il sessantenne napoletano leader della comunità “Qneud” (acronimo di Questa non è una democrazia) è accusato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale ai danni di due ragazze e esercizio abusivo della professione di psicologo. Parti civili la mamma di una delle due presunte vittime, una giovane adepta e l’ordine degli psicologi. A far scoppiare il caso fu la mamma di una delle presunte vittime.

La donna, che non riusciva più ad avere contatti con la figlia allora 24enne, con uno stratagemma avrebbe messo dei registratori a casa dell’uomo dove avrebbe scoperto che la figlia era diventata una schiava. La ragazza, che continua a non parlare più con la famiglia, nonostante le indagini e le accuse ha sempre difeso il suo maestro spirituale. «Mia figlia - ha raccontato la donna - era una ragazza intelligente, uno spirito libero che aveva il sogno di lavorare in una comunità. Mentre era a Bologna a studiare a conosciuto un regista e un videomaker che l’hanno introdotta al santone. Si è trasferita ad Acquapendente e qui è iniziato il percorso. Un percorso che io ho scoperto solo perché ho avuto accesso al pc di mia figlia. Dove ho letto cosa lui e sua moglie le facevano. Un processo che sette fasi che avrebbe dovuto portarla alla purificazione. Secondo questo malsano programma mia figlia doveva fare sesso con lui, doveva vestirsi con un burqua. E doveva superare ostacoli sempre più gravi. Era annientata e plagiata completamente».

Secondo quanto ricostruito dalla pm Paola Conti, he ha indagato sul caso raccogliendo oltre 2.500 atti d’indagine, si sarebbe trasformato in un vero e proprio plagio. Psicologico e sessuale. Ma la figlia di Virginia Adamo non sarebbe l’unica vittima. Parte civile nel processo anche un’altra ragazza che sarebbe entrata nella finta comunità creata dall’imputato e da sua moglie. «Il teatro è una componente molto importante di questo gioco sadico che ha messo in piedi Pasquale Gaeta. E’ in questo modo che cerca adepti per la sua comunità e in questo modo si autofinanzia.

Ad Acquapendente hanno creato laboratori anche per bambini piccolissimi, li indottrinano». La seconda vittima, che sarà ascoltata nelle prossime udienze, sarebbe stata manipolata proprio durante un laboratorio teatrale e alla fine sarebbe andata nella comunità e sarebbe diventata un’altra schiava.

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Il Messaggero