Attentò alla Macchina di Santa Rosa, Denis Illarionov condannato a 6 anni. La sentenza è stata pronunciata ieri dalla Corte d'Assise dopo due sole ore di camera...
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La storia che ha portato il giovane lettone a Mammagialla è nota. Il 12 marzo 2018 la Digos con unità cinofile e Polizia postale irrompe a casa di Denis a Bagnaia. Gli inquirenti sospettano che nell'abitazione di via Zuccari si nasconda un potenziale terrorista affiliato all'Isis. A indicarlo come tale l'Fbi, che notando strani post su internet aveva allertato i colleghi italiani. In casa la Polizia scopre di tutto: dalle armi da softair a candelotti artigianali e tre kg di nitrato di potassio. E il 25enne entra va in carcere accusato di fabbricazione e detenzione di materiale esplodente. Ma le indagini sono ancora in corso. Dopo qualche mese difficile dietro le sbarre, Illarionov prende confidenza con un compagno di cella e gli confida che la strage all'asilo avrebbe voluto farla davvero. Il compagno parla e la situazione per il lettone si complica. La Procura chiede il processo per strage. Parallelamente Digos e antiterrorismo romano conducono indagini serrate su 5mila gigabyte di materiale sequestrato dal pc di Denis. E tra la marea di informazioni salta fuori l'attentato alla Macchina di Santa Rosa. Il 3 settembre 2015, nascosto nell'oscurità di via Mazzini, il lettone fece esplodere un ordigno incendiario artigianale durante il Trasporto. Un vero attentato, che per fortuna non andò a segno. «L'attentato di Santa Rosa ha affermato la pm Chiara Capezzuto è il chiaro segno della volontà di uccidere». «L'obiettivo della difesa ha spiegato al termine l'avvocato Comi, legale di Illarionov era far cadere l'accusa di strage e ci siamo riusciti. Ora attendiamo le motivazione sentenza per capire cosa fare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero