San Pellegrino, residenti in calo: «Sempre meno famiglie scelgono il centro storico»

San Pellegrino, residenti in calo: «Sempre meno famiglie scelgono il centro storico»
In due decenni perso quasi un quarto dei residenti, la malattia numero uno del quartiere di San Pellegrino si chiama spopolamento. Servizi che mancano, degrado e disagi notturni...

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In due decenni perso quasi un quarto dei residenti, la malattia numero uno del quartiere di San Pellegrino si chiama spopolamento. Servizi che mancano, degrado e disagi notturni tra le cause alla base della trasformazione del centro storico da «cuore cittadino» a periferia. Il prossimo passo, temono i residenti, «sarà quello di diventare un quartiere dormitorio».

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Possibilità che, visto il ritmo di decrescita della popolazione residente, potrebbe verificarsi in tempi più rapidi di quanto si possa immaginare. Per gli abitanti di San Pellegrino la fuga dal centro, comune a tanti altri centro storici italiani, è «il risultato di venti anni di abbandono. Il frutto di una politica che quando è stata chiamata in causa non ha saputo rispondere e, cosa peggiore, continua a rimanere in silenzio». E ancora «di una programmazione che, quando c’è stata, non ha tenuto conto dei residenti: si è pesato in maniera esclusiva ad incentivare manifestazioni, cosa giusta ma il quartiere non può essere trasformato in un luna park, a tenerlo vivo, e spesso ordinato, sono le famiglie che ci vivono».

Famiglie che sempre di meno scelgono acquistare un immobile in centro nonostante i costi delle case siano in media più bassi (insieme al quartiere Pilastro) rispetto alle vecchie costruzione all’esterno dalla cinta muraria. L’unico mercato che regge è quello degli affitti il prezzo dei quali è di poco più alto rispetto ad altre zone (fonte Immobiliare.it) sulla spinta della richiesta da parte degli universitari, in larga parte orientati a vivere il centro storico. «Una popolazione, quella degli studenti, che dà il suo contributo ma con tutti i limiti che comporta una permanenza temporanea. Non può garantire quel rilancio che serve».

Fermare l’emorragia di abitanti è, secondo i residenti, possibile sebbene difficile. Per riuscirci il progetto è molto articolato ma poco il tempo. Tra i punti necessariamente da toccare perché il centro torni ad essere attrattivo, e soprattutto vivo al di là della movida notturna, il primo è di migliorare i servizi a cominciare dai parcheggi. Poi controllo e pulizia.

Quindi guardare oltre a step più ambiziosi come: «un piano complessivo di riassetto e attrazione di nuove funzioni e attività, compreso, l’Housing sociale. Censimento delle case sfitte, al fine di dare le stesse in uso a giovani coppie, residenti, attraverso anche ad incentivi fiscali per i proprietari, affinché tali dimore non siano solo finalizzati ad alloggi temporanei per studenti o per attività non conformi alle necessità della città ma perché ri-portino stabilmente vita sociale e commercio nel cuore del centro storico».

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Il Messaggero