Sacchetti per la spesa a pagamento, proteste e confusione a Viterbo. Ma la Federconsumatori frena le critiche

I sacchetti a pagamento nel supermercato Tiger di piazza dei Caduti a Viterbo
"Si lamentano tutti. Poco fa una signora mi ha chiesto se fosse possibile utilizzare quelli portati da casa. Mi sono andato a leggere le disposizioni interne, ma non le ho...

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"Si lamentano tutti. Poco fa una signora mi ha chiesto se fosse possibile utilizzare quelli portati da casa. Mi sono andato a leggere le disposizioni interne, ma non le ho saputo rispondere: non c'è chiarezza". Al supermercato Tigre in piazza dei Caduti a Viterbo, il commesso ammette che di confusione in questi giorni ce n'è parecchia: l'introduzione dei sacchetti a pagamento (qui costano due centesimi) per la frutta e la verdura ha fornito anche ai viterbesi la prima polemica nazional-popolare di questo 2018. Ma, come spesso accade in casi simili, al di là delle catene su WhatsApp o dei post sui social, nessuno sinora si è sognato alcun tipo di protesta.


Le lamentele, insomma, fanno sentire parte di un tutto ma difficilmente, poi, si passa all'azione: a Viterbo nessun cliente si è messo a pesare ed etichettare singolarmente i prodotti come invece minacciato su Facebook. Anche perché se per le arance si potrebbe anche fare, coi fagiolini – tanto per dirne una – sarebbe ben più complicato. Alla fine, se lo chiede l'Europa, non resta che adeguarsi.

Anche al'IperConad di Viterbo tutto fila liscio. "Per ora – spiega la responsabile Caterina Valeri – non abbiamo avuto alcun tipo di problematica. Già da prima di Natale abbiamo affisso gli avvisi che annunciavano l'entrata in vigore della legge e l'obbligo di pagare (anche qui 2 cent, ndc) le buste". A dirla tutta, la novità è stata accolta "in maniera molto soft, meglio di quanto prevedevamo", spiega. "Ma certo se il cliente si pesasse ogni singolo prodotto non potremmo dire di no. Le buste da casa? Non ne abbiamo ancora parlato in azienda. Vedremo qualora ci fosse la richiesta". Anche nelle Coop del Viterbese il costo del sacchetto è di due centesimi.

"Solo UniCoop Firenze ha applicato un cent. In ogni caso – rivela Massimo Pelosi, responsabile per il Lazio delle relazioni esterne – noi abbiamo introdotto i sacchetti biodegradabili già nei mesi scorsi. E' vero, i clienti si lamentano, a volte anche in maniera un po' scomposta. Ma il prezzo della busta anche prima veniva pagato perché caricato direttamente nel prezzo finale del prodotto. Inoltre, nella maggioranza dei comuni, i sacchetti possono essere usati per la raccolta dell'umido: comprandoli costerebbero di più".


Dalla Federconsumatori, il responsabile Fulvio Lelli invita a ragionare: "Girano parecchie bufale e polemiche strumentali. Ci siamo adeguati alla direttiva europea: l'ecologia ha un costo e il sacchetto di plastica prima lo pagavamo comunque indirettamente. Dobbiamo metterci in testa – conclude – che la civiltà ha un costo, in questo caso irrisorio. Se troviamo due centesimi per terra nemmeno li raccogliamo, quindi concentriamoci sulle cose serie". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero