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«Auspichiamo che si arrivi a una composizione totale». In altre parole, che si vada a trattare con la famiglia Sensi trovando una soluzione in modo da evitare di andare davanti al Tar del Lazio e magari rimetterci i 36 milioni di danni richiesti per le limitazioni di acqua alle Terme dei Papi dal 2014 a oggi. Questa la risposta della sindaca Chiara Frontini all’interrogazione del capogruppo del Pd, Alvaro Ricci, sul mega ricorso.
Ricci ha appreso del nuovo contenzioso dalle colonne de Il Messaggero. «Sindaca - ha chiesto - intende o no relazionare e aprire un dibattito in consiglio? È un tema grosso e importante. Non conosco le carte ma credo di aver capito dove si va a parare, 36 milioni a parte: bisogna capire come riformare la delibera del 2014», quella con la quale l’acqua termale è stata postata da 35 a 22/23 litri al secondo. «Porti le carte, intanto faremo accesso agli atti, sperando che non ci siano ostacoli per averli perché quando sono complessi si mettono segreti istruttori di tutti i tipi».
Per Frontini la situazione non è impossibile da ripianare. «La querelle ha radici in 10 anni di atti che stiamo ricostruendo. Abbiamo deliberato l’incarico legale e stiamo studiando la pratica: quando avremo un quadro complessivo più dettagliato potremo sicuramente discuterne». Quadro che è ampio: «Non c’è solo il tema della causa sul presunto danneggiamento con la riduzione della portata di acqua - ha proseguito la sindaca - ma quello del progetto di ampliamento e della durata dell’affidamento. Sono diversi temi sul piatto e cercheremo di risolverli una volta per tutte. Sono elementi collegati e in un’interlocuzione vanno messi tutti sul piatto». E in coda ha fatto capire che i Sensi potrebbero fare un passo indietro: «L’auspicio è che si possa addivenire addirittura a una composizione totale favorevole a tutte le parti in causa».
Altro round Ricci-Frontini su “Viterbo in festa”, violentissimo politicamente e non solo. Sul tema, la sindaca ha risposto a un commento critico della figlia del consigliere sui social, associandola al padre. Da lì sono seguiti altri interventi pesanti, comprese minacce fisiche. Un punto su cui Ricci non ha sorvolato: «Un intervento sgradevole, inopportuno e di scarso senso istituzionale: non si permetta mai più».
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