Viterbo, finanza e carabinieri confiscano beni pari a 380 mila euro per ricettazione di preziosi e riciclaggio

Viterbo, finanza e carabinieri confiscano beni pari a 380 mila euro per ricettazione di preziosi e riciclaggio
Un immobile a Montalto di Castro e vari conti correnti sparsi nella provincia di Viterbo. Per alcuni degli indagati nell'operazione "Silver & Gold" del dicembre...

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Un immobile a Montalto di Castro e vari conti correnti sparsi nella provincia di Viterbo. Per alcuni degli indagati nell'operazione "Silver & Gold" del dicembre scorso è arrivata la confisca di beni e disponibilità finanziarie pari a opltre 380 mila euro.


L'esecusione disposta dal tribunale di Viterbo è stata effettuata dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza e dai carabinieri del nucleo investigativo del capoluogo. I beni erano stati già sequestrati a dicembre, ora con la confisca si chiudono le indagini svolte nel procedimento penale, coordinato dal pm. Fabrizio Tucci della Procura della Repubblica. Il sodalizio criminale è accusato di aver ricettato oltre 10 tonnellate di argento, proveniente dal mercato nero di Roma, e riciclato 2 milioni e 194 mila euro.

Al termine delle indagini dei carabinieri, che avevano già portato all’esecuzione di 15 misure cautelari personali ed al sequestro di oltre 700 chili di oggetti in argento ed altri gioielli provento di furti, sono stati eseguiti, congiuntamente alla Guardia di Finanza, sono state eseguite ulteriori indagini patrimoniali verso alcuni indagati per riciclaggio di proventi illeciti, derivanti anche da frode fiscale. Il tutto avveniva grazie a imprese gestite da alcuni membri dell’organizzazione: fondevano i preziosi e li rivendevano, grazie al collegamento con un compro oro di Viterbo, ma anche alla compiacenza di numerose attività del settore in tutto il Lazio.

Le indagini delle fiamme gialle, invece, contemporaneamente hanno fatto scoprire che tramite le attività gestite, i terminali dell’organizzazione avevano dissimulato la provenienza furtiva dei preziosi attraverso false fatture di acquisto, per reimmettere nel circuito legale i beni oggetto di furto e ricettazione. La cifra indebitamente percepita dai vertici dell’organizzazione criminale si aggira sui 2 milioni di euro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero