Regionali, a Viterbo la destra si fa male: nessun consigliere eletto

Daniele Sabatini
Elezioni regionali ovvero la saga della campagna contro non già gli avversari, ma i candidati della propria formazione. E' accaduto nel Partito democratico. Stando alle...

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Elezioni regionali ovvero la saga della campagna contro non già gli avversari, ma i candidati della propria formazione. E' accaduto nel Partito democratico. Stando alle parole di Enrico Panunzi (rieletto alla Pisana con una valanga di preferenze: 11.868 secondo i dati ufficiali) gli altri due aspiranti consiglieri, i turborenziani Lisetta Ciambella (presidente del partito) e Andrea Egidi (segretario provinciale), si erano espressi in negativo sia nei suoi confronti, sia del presidente Nicola Zingaretti.


Se le divisioni piddine rischiano di non fare più notizia, che è successo nelle altre formazioni? Forza Italia sta tra coloro che son sospesi. Il suo maggiore pretendente allo scranno regionale, Daniele Sabatini, consigliere uscente, nonostante il discreto bottino di 4.620 preferenze - finalmente ufficiali, dopo che è arrivato all'appello il seggio della frazione di S. Angelo - non potrà bissare il mandato (a meno di miracoli). A una incollatura da Sabatini troviamo Dario Bacocco, coordinatore provinciale, con 2.673 consensi. Ed ecco che tra gli Azzurri viterbesi si insinua il dubbio che la concorrenza tra i due abbia influito negativamente sul risultato. In una fase in cui il centrodestra a Viterbo ha raccolto consensi da passare agli annali del voto.

«Sciocchezze», rileva Giulio Marini, supporter di Sabatini. «Lo scontro frontale tra le anime del partito dice il capogruppo a palazzo dei Priori si è trasformato in una competizione leale. Se Sabatini non sarà eletto, la colpa è di Sergio Pirozzi (il sindaco di Amatrice, ndr) e dei dirigenti nazionali che non riusciti ad evitare la sua corsa e l'erosione dei voti di centrodestra. E poi bisogna considerare l'exploit della Lega, che nessuno si aspettava».


Ma il subbuglio del post-voto in casa dei berlusconiani è determinato da un altro elemento: lo scarso consenso avuto da una altra candidata alla Regione, Francesca Arena, figlia di Giovanni, che punta a punta a diventare sindaco in nome e per conto del centrodestra. Il modesto risultato filiale (451 preferenze) viene giudicato negativamente dalla coalizione e rischia di compromettere le aspirazioni paterne.
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Il Messaggero