In otto giorni, non c'è stato il tempo (o la volontà?) di inviare una risposta. Loro sono Bruno Astorre, Monica Cirinnà, Anna Maria Parente e Luigi Zanda,...
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Il tema su cui i parlamentari avevano chiesto un incontro è quello della sicurezza, che tiene bianco ormai da alcune settimane, dopo lo stupro e l'omicidio Fedeli. Tema che rimane in alto nell'agenda politica anche dopo i dati diffusi dal Viminale, secondo cui la provincia di Viterbo è una delle cinque in Italia dove, nei primi mesi del 2019, i reati sono aumentati (+2,5%). Circostanza su cui persino il ministro dell'Interno, Matteo Salvini - con cui tra l'altro Bruno è in ottimi rapporti vista la sua presenza a tutte le iniziative elettorali del leader leghista nella Tuscia - ha chiesto approfondimenti alla Prefettura. Una «mancanza di attenzione» che Astorre, anche in qualità di segretario del Pd del Lazio, definisce «sorprendente e grave».
Ecco l'incipit della lettera inviata il 10 maggio: «Siamo a chiederle un incontro che sarebbe per noi prezioso per approfondire la conoscenza di talune dinamiche che stanno interessando il tessuto sociale ed economico di Viterbo e del suo territorio». E ancora: «Riteniamo proficuo poter avere con lei uno scambio di conoscenze sui temi della sicurezza relativamente alla città che, al di là dei gravissimi e recenti fatti di cronaca che hanno profondamente scosso tutti noi, rappresentano per i cittadini fonte di viva preoccupazione». Nessuna risposta, quindi nessun incontro: «La mancanza di riscontro - stigmatizza Astorre - è sorprendente e grave. Escludo che possa temere un confronto con senatori eletti dai cittadini, anche se lui preferisce cenare con quelli vicini al suo capo Salvini».
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Il Messaggero