Rapina alla Mps di Corso Italia a Viterbo: terrore fra gli impiegati, in quattro assaltano la bancadopo l'orario di chiusura al pubblico, bottino di 40mila euro

Il responsabile della Mobile, Fabio Zampaglione
In quattro, con il volto coperto e armati di pistola, rapinano la sede del Monte dei Paschi di Siena di Corso Italia a Viterbo e scappano con un bottino di poco inferiore ai...

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In quattro, con il volto coperto e armati di pistola, rapinano la sede del Monte dei Paschi di Siena di Corso Italia a Viterbo e scappano con un bottino di poco inferiore ai quarantamila euro. È successo ieri verso le 16,20, quando la banca era già chiusa al pubblico e la via centrale del Capoluogo praticamente deserta. Il bottino poteva essere ben più consistente se i malviventi avessero avuto il tempo di aspettare l'apertura delle casse a tempo. Ma sono stati avvertiti da un complice, che era rimasto fuori la banca, dell'arrivo della polizia - degli «sceriffi» come li ha chiamati - avvertita da un impiegato.




Nel momento dell'irruzione all'interno, oltre agli impiegati, c'erano anche due clienti che stavano ultimando delle operazioni. Tutti sono stati legati mani e piedi con fascette di plastica. «State zitti e sdraiatevi a terra», hanno gridato con uno spiccato accento campano, mentre due di loro hanno intimato ai cassieri di consegnare il contante e di aprire la cassaforte a tempo. Sono in corso indagini da parte degli agenti della Mobile intervenuti sul posto con il dottor Fabio Zampaglione.

Impadronitisi dei soldi, i quattro rapinatori sono usciti dalla porta di servizio che dà su via della Rimessa. La stessa dalla quale erano entrati. Da lì raggiungere il Sacrario, dove molto probabilmente c'era un'auto ad attenderli, è stato un attimo. Nella fuga i banditi si sono disfatti anche di un paio di pistole. Una è stata rinvenuta in fondo al cortiletto che da via della Rimessa conduce alla porta di servizio. Le armi, risultate giocattolo, sono al vaglio della Scientifica. Ma non sarà facile trovare impronte in quanto i malviventi avevano i guanti.

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Il Messaggero