Pugni e calci al “creditore” per non saldare il debito, due a giudizio

L'auto della vittima
Spedizione punitiva in “stile gangster”, per dare una lezione all’uomo che rivoleva indietro i suoi soldi. Battute finali per il processo che vede alla sbarra...

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Spedizione punitiva in “stile gangster”, per dare una lezione all’uomo che rivoleva indietro i suoi soldi. Battute finali per il processo che vede alla sbarra due albanesi residenti a Caprarola che l’8 febbraio 2023 misero in atto un vera e propria spedizione puntiva. .

La vittima, parte civile nel procedimento, sarebbe stato colpevole, agli occhi degli aggressori, di avere avuto l’ardire di chiedere il pagamento di un pregresso debito, che ammontava a poche decine di euro. Quel giorno, tre aggressori (ma solo due sono a processo) avrebbero attirato la vittima in quella che si sarebbe rivelata una vera e propria trappola, in una zona isolata ai margini di Caprarola, curandosi ovviamente che non fosse sorvegliata da telecamere e al riparo da occhi indiscreti. È qui che è andata in scena l’azione in perfetto stile “gomorra”. Il gruppo di picchiatori, giunto sul luogo con due auto e, senza nemmeno dargli il tempo di riflettere, avrebbe scaricato tutta la violenza sul malcapitato che, raggiunto dai colpi inferti con bastoni ed armi da taglio e sotto la minaccia di una pistola a tratti usata come oggetto contundente, non ha potuto fare altro che soccombere, graziato solo dalla volontà degli assalitori che, probabilmente, volevano che il loro “messaggio” rimanesse ben impresso nel destinatario per il futuro. A completamento dell’azione criminale, è stata colpita anche l’auto della vittima a sprangate mentre il giovane nigeriano era ormai impotente e tremante in terra e quando ha avuto la certezza che i propri aggressori fossero ormai andati via ha avuto solo la forza di chiamare i soccorsi. A spiegare in udienza come gli investigatori siano riusciti a risalire all’identità degli aggressori ci ha pensato un carabiniere del Nucleo investigativo: «Grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza di quel giorno - ha spiegato il militare - e ai rilievi fotografici. E soprattutto alla testimonianza della vittima, siamo risaliti all’identità degli imputati. E dopo approfondimenti sono scattate le misure cautelari. Avevamo avuto anche segnalazioni da due cittadini». i due testimoni saranno ascoltati alla prossima udienza quando potrebbe anche arrivare la sentenza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero