Furono rinchiusi per la bellezza di 1006 giorni. Nacque così il primo conclave della storia, proprio da quel “clausi com clave” che costrinse i cardinali a...
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Succederà dove tutto è nato, proprio lì nella sala del conclave del palazzo dei papi, domenica 3 luglio alle 19. Una Corte d’assise ovviamente simulata ma serissima, tanto che ai partecipanti verranno riconosciuti tre crediti formativi. Gli “attori” infatti sono tutti avvocati. Ma la recita sarà tale solo in parte, perché «forme e regole saranno quelle dei processi di oggi e nessuno – assicura il presidente dell’ordine, Luigi Sini – conosce le mosse dell’altro: ascolteremo le deposizioni e la decisione verrà presa solo dopo esserci ritirati in camera di consiglio».
Il “Processo penale per sequestro di persona per i fatti del Conclave del 1271” – questo il titolo dell’iniziativa – rientra nel cartellone di Caffeina Cultura. Sarà anche l’occasione per ripassare un po’ di storia. L’Ordine degli avvocati vuole infatti approfondire quei giorni, processando per sequestro di persona il capitano del popolo Raniero Gatti e il podestà Alberto di Montebuono per avere costretto i cardinali nelle sale del palazzo papale, allo scopo di nominare il successore di Clemente IV. Il pubblico ministero Massimiliano Siddi eserciterà l’azione nei confronti degli imputati, con la costituzione di parte civile dei cardinali e di vari testimoni.
Ecco cosa è successo nella realtà. Alla morte di Clemente IV, nel 1268, i 17 cardinali erano divisi in guelfi e ghibellini. Poi c’erano altri tipi di divisioni, come quelle geografiche. Più il tempo passava, meno la città riusciva a sostenere la situazione. Così il podestà Alberto di Montebuono e il capitano del popolo Raniero Gatti chiusero i cardinali nella sala dell’odierno palazzo dei papi per accelerare la pratica. In seguito diminuirono i viveri e scoperchiarono pure parte del tetto. Alla fine trovarono l’accordo per l’elezione di Papa Gregorio X.
Averli chiusi a chiave costa oggi un processo penale. «Non solo per sequestro di persona: tra i reati accessori – dice Sini – c’è anche la violenza privata. L’idea? E’ nata dall’avvocato Guglielmo Ascenzi». Viterbo città dei papi in quel periodo era al centro dell’Europa. E la Curia, che ha sede proprio lì vicino, come l’ha presa? «Ci hanno concesso la sala, mi pare buon segno». Insomma, non dovrebbe arrivare la scomunica. Per la condanna invece bisogna attendere l’esito del processo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero