Post-occupazione al Ruffini: tira aria di punizioni

Post-occupazione al Ruffini: tira aria di punizioni
SCUOLAL'occupazione è finita, andate in pace? Al liceo Ruffini non sembra proprio. Smobilitata la protesta lunedì, i ragazzi denunciano un clima di caccia alle streghe. «La...

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SCUOLA
L'occupazione è finita, andate in pace? Al liceo Ruffini non sembra proprio. Smobilitata la protesta lunedì, i ragazzi denunciano un clima di caccia alle streghe. «La preside e una parte dei docenti stanno cercando di farcela pagare, abbassando i voti e minacciando il 7 in condotta», accusano. Smentisce tutto la dirigente Antonietta Bentivegna: «Ma quali ritorsioni? Il clima è sereno». Intanto, gli studenti continuano a lavorare per organizzare il corteo prima di Natale. In forse la data di lunedì 22; parteciperanno anche un liceo di Tuscania e uno di Terni.

QUI STUDENTI
Il giorno dopo la fine dell'occupazione nel racconto degli alunni è fatto di minacce e ritorsioni. «Una insegnante - sostiene un ragazzo - ha detto in classe che non dovevo permettermi di scrivere certe cose su Facebook. Ma io ho solo espresso il mio pensiero sulla bacheca personale». Secondo un altro, martedì si sarebbe tenuto un collegio dei docenti assai infuocato. «La preside ha lanciato la proposta di mettere il 7 in condotta a chi ha occupato. Per fortuna - continua - una parte dei professori ha detto no, sostenendo le nostre ragioni». Altri raccontano di «compiti in classe cambiati all'ultimo momento e, per ammissione degli stessi professori, resi più difficili per punizione».
La dirigente Bentivegna getta acqua sul fuoco.
COSI' L'ISTITUTO
«Sono accuse totalmente false. Non capisco chi lo possa dire, anzi - propone - fatevi dare i nomi. Comunque è inaccettabile che possano arrivare simili accuse contro docenti che sono di indiscussa professionalità». Smentisce anche di aver paventato il rischio di riformatorio o denunce penali per i ragazzi occupanti: «Ma scherziamo? Quello che pensavo - ribadisce - l'ho scritto nella lettera resa pubblica qualche giorno fa. E non sono certo parole che lasciano sgomenti».
Federica Lupino
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Il Messaggero