Polo ateneo nell’ex caserma dei vigili del fuoco: l’indifferenza della Provincia

Viterbo, l'ex caserma dei Vigili del fuoco
«Abbiamo da tempo elaborato alcune idee per la ristrutturazione e conseguente riqualificazione dell’immobile. Il nostro obiettivo è confrontarle e condividerle...

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«Abbiamo da tempo elaborato alcune idee per la ristrutturazione e conseguente riqualificazione dell’immobile. Il nostro obiettivo è confrontarle e condividerle con gli enti locali del capoluogo. In primo luogo con la proprietà, vale a dire la Provincia. Quindi con il Comune, alla cui assemblea compete il cambio di destinazione d’uso emendando le norme d’attuazione del Prg».


Alessandro Ruggieri, magnifico rettore dell’Università degli studi della Tuscia, riporta in primo piano il futuro della ex caserma dei Vigili del fuoco, lasciata libera dai pompieri dal luglio scorso in virtù del loro trasloco nel nuovo comando sulla Cassia Nord. Negli ultimi mesi l’ateneo ha esplicitato l’intenzione di acquisire gli ampi spazi di Via Oslavia (5.016 metri quadrati per una volumetria complessiva di 13.559 metri cubi), per trasformarlo, a proprio spese, in Polo culturale a disposizione della città, ospitando non solo aule e corsi di laurea, ma anche attività non immediatamente legate alla didattica.

I primi contatti informali tra le due istituzioni per poter avviare l’operazione si sono avuti in giugno. In luglio il Consiglio provinciale, con voto unanime, si è espresso positivamente sulla proposta del rettore, dando mandato al presidente Pietro Nocchi di avviare gli opportuni contatti con i vertici di Santa Maria in Gradi. E’ datata invece i primi di agosto la nota con la quale Ruggieri ha ribadito la piena disponibilità a «intervenire sull’immobile con i necessari lavori di manutenzione e ristrutturazione al fine di renderla fruibile per attività di didattica, ricerca e servizi agli studenti» (oltre che culturali aperte all’intera città).


Risposte di Palazzo Gentili? Al momento, sembrano non essere pervenute, alla pari della convocazione di un preliminare incontro tra i tecnici delle due istituzioni per valutare il percorso per il trasferimento del bene all’ateneo, nonché le linee guida del progetto di recupero. Il motivo della stasi, ascrivibile solo al periodo feriale o ai festeggiamenti di Santa Rosa? Ma le ferie sono ormai andate; la Macchina di Santa Rosa ha trionfato il 3 settembre. Non è forse il tempo che Provincia e Università scrivano insieme e si intestino una pagina di riqualificazione urbana che darebbe lustro al capoluogo? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero