Poliambulatorio “irregolare”, chiesto il rinvio a giudizio per 12 medici

Finanza
Poliambulatorio “irregolare” nel cuore della cittadella della salute di Civita Castellana, chiesto il rinvio a giudizio per 12 medici. I professionisti sono accusati,...

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Poliambulatorio “irregolare” nel cuore della cittadella della salute di Civita Castellana, chiesto il rinvio a giudizio per 12 medici. I professionisti sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere e truffa aggravata. La richiesta di rinvio a giudizio arriva al termine dell’operazione Panacea avviata a luglio di tre anni fa dalle fiamme gialle.

Nell’estate del 2020 un’attività info-investigativa della Guardia di Finanza portò alla scoperta di un poliambulatorio all’interno della Cittadella della Salute di Civita Castellana, dove prestavano attività lavorativa medici di medicina generale e medici specialisti, dipendenti di strutture pubbliche, non autorizzati dalle Asl di appartenenza a svolgere attività di tipo privatistico, tanto da percepire l’indennità di esclusiva. Le attività esercitate dallo studio medico sarebbero state pubblicizzate anche attraverso appositi annunci nella bacheca posta in sala d’aspetto.

Un modo per informare gli utenti delle prestazioni private che svolgevano. «Si precisa - spiegano i finanzieri della compagnia di Civita Castellana - che la normativa nazionale e regionale, permette ai medici di esercitare privatamente la propria professione ma, per farlo, sono vincolati da precisa autorizzazione del proprio ente di appartenenza. L’esclusività del rapporto d’impiego e premiata da una specifica indennità che va dai 1.065 e 1.421 euro mensili, mentre in caso di svolgimento della libera professione sono tenuti al versamento di una percentuale all’ente di appartenenza».

Inizialmente i medici finiti sotto la lente degli inquirenti erano 16, dipendenti delle Asl del Lazio e dell’Umbria. Tra loro anche alcuni medici di base che avrebbero agevolato le prestazioni privatistiche. Secondo la procura che ha coordinato tutte le indagini avvalendosi anche della collaborazione delle direzioni sanitarie, quella messa in atto era una truffa perpetrata per anni che superava i tre milioni di euro. Tanto che a marzo del 2021 la Guardia di finanza eseguì un sequestro conservativo di immobili, emesso dalla Corte dei Conti per il Lazio, nei confronti di 13 medici, per un ammontare complessivo di 2 milioni 800 mila euro, a garanzia del danno erariale cagionato in danno all'Asl di appartenenza.

Al termine dell’indagine però il numero degli indagati da 16 iniziali, poi divenuti 13, è di dodici professionisti. L’udienza in cui il gip ha chiesto il rinvio a giudizio è di giovedì 25 maggio. Ora davanti al gup dovranno difendersi dalle pesanti accusati di associazione a delinquere e truffa aggrava.

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Il Messaggero