Perfida riaperto: la movida rinasce dopo l'inchiesta sulle infiltrazioni mafiose

Perfida riaperto: la movida rinasce dopo l'inchiesta sulle infiltrazioni mafiose
Nessuno stop all'attività imprenditoriale di Ismail Rebeshi. L'albanese 38enne è agli arresti da novembre, raggiunto prima da una misura cautelare per...

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Nessuno stop all'attività imprenditoriale di Ismail Rebeshi. L'albanese 38enne è agli arresti da novembre, raggiunto prima da una misura cautelare per narcotraffico; poi a gennaio per associazione a delinquere di stampo mafioso. Rebeshi, secondo gli inquirenti, sarebbe il capo in seconda del clan di Trovato. Con un interesse specifico: la movida per stranieri. Interesse che lo porta ad aprire diversi locali nel Viterbese e a intimidire i diretti concorrenti. A ottobre, poco prima dell'arresto per spaccio nell'operazione Icnos, tenta il colpo del Perfidia. Rebeshi vuole riaprire la storica discoteca di Viterbo, chiusa da anni.


Per farlo costituisce una società ad hoc, la Perfidiae srl, dove compaiono come soci lui (al 51%) e una donna, probabilmente la compagna, al 49%. Però deve prima ottenere il nulla osta della commissione tecnica comunale. La commissione è presieduta dall'assessore alle Attività produttive del Comune, da un tecnico elettrotecnico, uno del settore lavori pubblici, uno del suono, dalla polizia locale, dalla Asl e dai vigili del fuoco.

«Nella commissione spiega Luca Talucci, presidente del Silb (sindacato locali da ballo) è presente il mio sindacato, ma solo come uditore: di fatto non ha nessun potere e non dà pareri». La commissione, dopo un'analisi del progetto, dà parere negativo: i vigili del fuoco individuano un problema nel muro che divide il privè del Perfidia (l'unica parte che dovrebbe entrare in funzione) e il ristorante attiguo. Salta tutto. Rebeshi non può aprire e negli stessi giorni finisce in carcere. Nemmeno due mesi dopo, però, il Perfidia apre i battenti.

A farlo è una nuova società, la Perfidiae 1 srl. La società si costituisce a gennaio 2019, socio unico è la donna che nella precedente costituzione aveva il 49% delle quote (e che non figura tra le persone coinvolte nell'indagine). Stessa sede legale e praticamente stesso nome. La società riesce ad ottenere il parere positivo della commissione, dopo aver fatto le modifiche richieste alla struttura.


Oggi nel privé del Perfidia gli avventori ballano. E' tutto a posto, quindi. Hanno permessi, una società di fatto pulita. Resta il dubbio se, di fronte a un'indagine per associazione a delinquere di stampo mafioso, e i punti in comune tra le due società, siano stati incrociati tutti i dati ed effettuate le verifiche del caso.
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Il Messaggero