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“Per ora la criticità maggiore è l’impossibilità di scegliere da chi far seguire i propri figli. Ma anche la necessità di percorrere fino a 20-30 chilometri perché la nostra presenza non è più capillare sul territorio come in passato”. Paolo Giampietro, presidente della Fimp, la Federazione italiani medici pediatri della provincia, traccia i contorni dei pediatri di libera scelta nella Tuscia. Ed elementi di preoccupazione ne emergono parecchi.
Come funziona, innanzitutto. Sino al compimento del 6° anno di età i bambini devono essere assistiti per legge da un pediatra, mentre tra i 6 e 14 anni i genitori possono scegliere se continuare o affidarsi al medico di medicina generale. Al compimento dei 14 anni, invece, la revoca del pediatra è automatica, tranne per pazienti con documentate patologie croniche o disabilità. Ed è in questo sistema che nasce il primo nodo. “L’assegnazione delle zone carenti – spiega Giampietro – avviene sulla base della sola fascia di età che va da 0 a 6 anni, quella che si sta riducendo sempre di più perché nascono meno bambini”.
La conseguenza? Sta innanzitutto nei numeri. “Siamo rimasti una trentina in tutto il Viterbese. Gli ultimi quattro colleghi andati in pensione – rivela il presidente Fimp – non sono stati sostituiti proprio a causa di questo conteggio. Quasi tutti, però, abbiamo raggiunto il massimale. Anzi, alcuni anche con l’aggiunta del 10% condizionato alla presenza di fratelli o di extracomunitari con iscrizione provvisoria”. In numeri, vuol dire che la maggioranza dei pediatri di libera scelta ha raggiunto il tetto degli 800 o degli 880 assistiti.
Nei giorni scorsi, la fondazione Gimbe aveva lanciato l’allarme denunciando che la media nazionale è di 896 assistiti per pediatra e a livello regionale solo Umbria (784), Sardegna (788), Sicilia (792) e Molise (798) rimangono al di sotto del massimale senza deroghe. Viterbo rientra nel range “ma per fortuna – sottolinea Giampietro - non abbiamo pazienti scoperti. Quello che invece più pesa è che spesso le famiglie non possono esercitare il diritto di scegliere a chi affidarsi”.
Un altro dato positivo è l’età media dei pediatri nella Tuscia più bassa rispetto al resto d’Italia. “Più del 50% dei colleghi a oltre 60 anni, un paio sono prossimi alla pensione ma altrove – continua – va peggio”. C’è però il risvolto della medaglia: molti dei giovani pediatri operanti in provincia potrebbero tornare a Roma non appena nella Capitale si libereranno posti, in conseguenza dei pensionamenti. Il nuovo accordo regionale in attesa di discussione con la giunta Rocca dovrebbe prevedere di aumentare il massimale a mille assistiti. Alcuni pediatri optano pure per restare in servizio oltre i 70 anni, fino a un massimo di 72. “Ma anche così i problemi ci saranno: prima che arrivino le nuove leve di medicina passano 11 anni. Non possiamo certo restare in servizio fino a 80 anni. Serve una programmazione seria”, conclude Giampietro.
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