Meno 6.000 biglietti staccati al parcheggio del Sacrario tra novembre e dicembre rispetto allo stesso periodo del 2018. Un calcolo approssimativo che si aggira intorno alle 14mila...
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«C'è poco da salvare, tenere la saracinesca alzata è diventato un atto al limite dell'eroismo dice Giovanni Scuderi, titolare di un negozio in centro se continua così a fine anno dovrebbero darci una medaglia». Come lui, la pensa la maggior parte degli esercenti, dai quali le parole che arrivano sono quasi sempre le stesse: «Così non si va avanti». Ci mette la faccia, e una dosa di rabbia mista a frustrazione, Alessia Manara, titolare della storica cappelleria Tiburli (una delle attività più longeve in città): «Viterbo sta vivendo il peggior momento della sua storia».
Le responsabilità in primis dell'amministrazione, inadeguata per Manara. «Nessun atto concreto, neppure le indicazioni sulla chiusura di via Marconi. Sostituire il Caffeina Christmas village con una brutta copia è stato un atto folle dice . I turisti hanno una diversa capacità di spesa rispetto a chi in città ci vive, non per questioni economiche ma proprio per il fatto di essere di passaggio, in vacanza, in un posto diverso. Non servono statistiche per capire che quest'anno la situazione era diversa, sarebbe bastato farsi un giro in centro per rendersene conto».
La fuga dalla città non ha avuto ripercussioni solo sui punti abbigliamento, ai quali non basta (e non basterà) l'iniezione di liquidità dei saldi: «Ormai, con gli sconti liberi tutto l'anno è una parola svuotato di significato», commenta Scuderi, ma ha toccato anche bar e ristoranti. Da San Pellegrino, raggiunta anche dalle ordinanze orarie, a piazza del teatro e zona Corso Italia: la più ferita negli ultimi 10 anni.
«Nei giorni di chiusura delle scuole c'è stato lavoro, come è normale che sia. Per il resto, rispetto allo scorso anno quando era garantita una costanza, poco o niente dice Giuliano Proietti che insieme alla famiglia gestisce il Ristorante Tre Re. Che aggiunge: «Dire il contrario sarebbe come nascondersi dietro a un dito». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero