Operazione Led, arrivano le prime tre condanne

Il Tribunale di Viterbo
Operazione Led, arrivano le prime tre condanne. Ieri mattina davanti alla giudice Silvia Mattei si è concluso il il...

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Operazione Led, arrivano le prime tre condanne.


Ieri mattina davanti alla giudice Silvia Mattei si è concluso il il primo filone scaturito dall’operazione della finanza sugli appalti pubblici per l’illuminazione dei Comuni di Civita Castellana e Grotte di Castro.
Condannati a un anno di reclusione Luca e Alessandro Tramannoni della Cpm Srl e a un anno e un mese a Massimiliano Sanzogni direttore commerciale dell’Area Tirrenica della stessa società.
I tre erano tutti accusati di turbativa d’asta. 
Per i pubblici ministeri Stefano d’Arma e Fabrizio Tucci, titolari delle indagini, la Cpm si sarebbe aggiudicata a raffica le gare con procedure non proprio trasparenti, tra capitolati scritti insieme agli imprenditori e consigli su come impostare l’offerta per vincere.
Appalti da diversi milioni di euro. Solo quello per l’illuminazione di Civita Castellana era di 4,7 milioni per 15 anni.
La Procura aveva chiesto pene leggermente più alte, rispetto a quelle comminate: per i Tramannoni un anno 2 10 mesi e per il direttore commerciale 2 anni e due mesi. A niente sono valse le difese degli avvocati degli imputati che per ore hanno parlato di “una banda di onesti”. Ricordando che le parole del padre dei Tramannoni, storico fondatore della Cpm, chiamato durante il dibattimento come testimone.
«In quarant’anni di attività in tutto il Centro Italia questa è il primo procedimento penale. Abbiamo un fatturato di 15 milioni di euro e mai avuto un problema».
In realtà non c’è solo questo procedimento. A luglio si concluderà anche quello che vede alla sbarra amministratori, tecnici e professionisti di tre Comuni della Tuscia: Grotte di Castro, Civita Castellana e Villa San Giovanni. In totale sono 7 gli imputati e tutti rispondono di turbativa d’asta. Questo filone andrà a sentenza il prossimo luglio. L’accusa è sempre la stessa la società si sarebbe aggiudicata a raffica le gare con procedure non proprio trasparenti, tra capitolati scritti insieme agli imprenditori e consigli su come impostare l’offerta per vincere.

I vertici di Cpm sono anche a processo, e questa volta per corruzione reato ben più grave della turbativa d’asta, davanti al Tribunale di Terni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero