Omicidio-suicidio in Thailandia, la verità nella lettera lasciata da Brizioli. I problemi economici

La rimozione dei due corpi
Tutti lo descrivono come una persona mite, un grande lavoratore. Poi la sbandata per la ragazza thailandese, la 42enne Kusuma Chumnan, conosciuta in chat un anno fa: il lavoro...

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Tutti lo descrivono come una persona mite, un grande lavoratore. Poi la sbandata per la ragazza thailandese, la 42enne Kusuma Chumnan, conosciuta in chat un anno fa: il lavoro lasciato di sua volontà, il trasferimento a Nonthaburi, il secondo matrimonio con lei, la tragedia. Sull'omicidio-suicidio del 55enne viterbese Stefano Brizioli però resta un giallo su cui i suoi parenti si interrogano: i tanti soldi spesi pochi mesi.


Sabato scorso Stefano ha soffocato la moglie, di cui era innamoratissimo, poi si è tagliato i polsi e pugnalato al cuore. I due figli e il fratello Marco hanno appreso la notizia da un post su Facebook della nipote di lei. L'ufficialità è arrivata solo ieri mattina, dopo che domenica aveva ricevuto il numero della Fernesina proprio da Il Messaggero. Da lì il contatto con l'ambasciata, che «mi ha chiamato dice Marco e confermato la storia». Il fratello di Stefano è partito ieri alle 5,30 da Milano, dove lavora, per stare vicino ai suoi anziani genitori, avvertiti da uno zio prima che Facebook facesse da grancassa. «Avevo paura che se lo avessero saputo da altri si sarebbero sentiti male».

Le informazioni sono poche, tanto che Marco chiede di sapere cosa sia scritto nella lettera lasciata da Stefano sul tavolo, nella casa della sorella di Kusuma, dove i due vivevano da quando erano sposati. Resta il ritratto di una persona che si è sempre dimostrata calma e onesta, con tutti. «Stefano ha due figli racconta il fratello - un maschio di 25 anni e una femmina di 20. Era stato sposato qui a Viterbo, poi ha divorziato. Era un lavoratore, animo gentile. Una persona impagabile, ma quando decideva una cosa non si riusciva a togliergliela dalla testa: finché non arrivava a quello che voleva andava avanti».

Il problema potrebbe essere stato economico, per il biglietto aereo di rientro in Italia, ma non solo: Brizioli aveva avuto bisogno di soldi per andare a vivere in Thailandia, poi per prendere la residenza. La sua famiglia gli ha sempre dato una mano, ma stavolta avrebbe potuto aiutarlo in parte. «In pochi mesi ha speso moltissimo spiega Marco ma non siamo mai riusciti a capire per cosa». Si parla di decine di migliaia di euro.

Anche chi ha avuto a che fare con Brizioli per lavoro conferma le parole del fratello. Come Federico Rossi della pasticceria Polozzi, di piazza della Rocca: «Ho conosciuto Stefano perché consegnava alcuni prodotti, una persona molto gentile. Non solo scaricava la merce, ma la riponeva anche negli scaffali: vedeva dove li avevamo posizionati e li sistemava. Cosa rarissima da trovare oggi, per questo avevamo fatto i complimenti all'azienda per cui lavorava».


Ovvero la Eurofood Catering, da cui aveva deciso di licenziarsi dopo aver conosciuto Kusuma. «Era sempre allegro, con il sorriso e la battuta pronta. Se c'era un problema - dicono - lo risolveva. Dava valore all'azienda, glielo riconoscevamo». O come Gianni Valeri, del bar di via della Cava: «A noi consegnava le bibite, la nostra conoscenza si limitava a questo. Ma posso garantire che era una persona solare, equilibrata e onesta, anche a detta di chi lo conosceva meglio come i suoi colleghi».
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Il Messaggero