Omicidio di Ronciglione, ​«Sestina all’arrivo del 118 era incosciente»

I ris e l'avvocato Luccisano nella casa di Ronciglione
«Sestina all’arrivo del 118 era incosciente». La Corte d’Assise per l’omicidio della 26enne calabrese corre, senza più soste da...

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«Sestina all’arrivo del 118 era incosciente». La Corte d’Assise per l’omicidio della 26enne calabrese corre, senza più soste da Coronavirus. Ieri mattina davanti ai giudice togati e popolari sono stati ascoltati i sanitari che accorsero nella casa di via Papiro Serangeli di Ronciglione e i medici del pronto soccorso di Belcolle.


Ad assistere alle testimonianze l’imputato Andrea Landolfi. Il trentenne romano è accusato di avrebbe spinto volontariamente Sestina Arcuri giù dalla rampa di scale della casa dei nonni a Ronciglione. Il volo e l’atterraggio su un gradito avrebbero causato una lesione interna che avrebbe provocato la morte della ragazza.

«Oggi - spiega l’avvocato Vincenzo Luccisano, che assiste la famiglia della vittima costituita parte civile nel processo - abbiamo ascoltato i sanitari intervenuti con l’ambulanza alle 6 del mattino nella casa della nonna di Landolfi. Sostanzialmente hanno confermato quanto detto ai carabinieri durante la fase d’indagine. Ovvero che la ragazza era in stato di incoscienza. Aveva occhi aperti, respirava quasi regolarmente ma completamente incosciente».

Sestina sarebbe peggiorata durante il viaggio in ambulanza. «Il medico del pronto soccorso che l’ha presa in carico ha riferito che avrebbe cercato darle dei comandi per verificarne le risposte che non ci sarebbero state». I sanitari hanno parlato anche dell’imputato. «Le condizioni di Andrea Landolfi - dice ancora Luccisano - ha riferito l’infermiere del 118, nel momento dell’arrivo a Ronciglione, erano buone non si lamentava di nulla e non aveva dolore. Però al triage del pronto soccorso, hanno riferito sempre i medici, si sarebbe fatto refertare dicendo che la botta più grossa l’aveva preso lui per attutire la caduta di Sestina».


Un atteggiamento che non sarebbe passato sotto silenzio. «Questo - conclude Luccisano - è stato il primo errore di Andrea». L’udienza continua oggi con la testimonianza dei consulenti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero