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Dati sull’occupazione giovanile ancora negativi, nel Lazio solo Roma capitale fa peggio della Tuscia. A dare i numeri di una stagnazione ormai perdurante nel mercato del lavoro under 25 è un rapporto del Sole24 ore elaborato incrociando i dati di Istat, Miur, Centro studi Tagliacarne, Iqvia che colloca la provincia alla posizione numero 71 su 107; «la triste fotografia di una territorio che non riesce a ripartire», spiega il segretario della CISL Fortunato Mannino. «Dati che purtroppo non scopriamo oggi ma che sono il frutto della mancanza di un patto sociale e di anni di politiche sbagliate. Ora i giovani ne pagano le conseguenze».
La difficoltà nel trovare un’occupazione e l’entrata nel circuito lavorativo ad un’età sempre più avanzata è solo un aspetto del problema «perché – continua Mannino – , c’è qualcosa di più subdolo e che fa ancora più male: è il lavoro povero». Un fenomeno crescente e destinato a subire un’ulteriore accelerata dall’aumento del costo della vita e dal mancato adeguamento dei salari, congelati da anni e incapaci di offrire una forma di tutela davanti alla pressione generata dall’inflazione.
«Dai conti che ci siamo fatti circa un lavoratore su quattro nella nostra provincia vive in questa condizione – aggiunge Mannino -. Sono soprattutto giovani e donne costretti a tirare avanti con una retribuzione media di 800 euro». Una realtà difficile e molto più vicina di quanto sembri «perché ci sono molte figure professionali che vivono questa quotidianità» e che si genera «quando mancano i controlli e fioriscono contratti pirata da cui nasce il fenomeno del dumping contrattuale che si traduce in una perdita sia a livello retributivo sia sul piano dei diritti».
Lo scarso dinamismo del mercato del lavoro viterbese viene evidenziato anche da un altro dato: quello legato all’imprenditoria under 35 dove Viterbo si piazza alla posizione numero 61, ultimo posto nel Lazio nella classifica regionale che vede Rieti al primo posto, Frosinone e Latina sul podio e Roma subito dopo.
«Fare un investimento serio sul territorio, cercare di aumentare le prospettive occupazionali sfruttando i nostri punti di forza deve essere la priorità», conclude Mannino. Che rincara la dose: «Siamo al numero 34 tra le province per numero di laureati (rapporto qualità della vita per età 2022) ma i dati sull’occupazione giovanile sono bassi. È chiaro che sia mancata programmazione e che qualcosa non abbia funzionato».
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Il Messaggero