Civita Castellana, no ai rifiuti nelle cave: il fronte si amplia

Civita Castellana, no ai rifiuti nelle cave: il fronte si amplia
L’ipotesi che Civita Castellana diventi capitale dei rifiuti continua a collezionare solo no. La denuncia di sette progetti depositati in Regione per la realizzazione di...

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L’ipotesi che Civita Castellana diventi capitale dei rifiuti continua a collezionare solo no. La denuncia di sette progetti depositati in Regione per la realizzazione di impianti di recupero e di ripristino delle cave portata alla luce dai partiti di minoranza, Pd, Rifondazione e Forza Italia ha raccolto consensi tra la gente e associazioni e anche dai “i puri” all’interno della maggioranza della Lega che hanno espresso la loro contrarietà. Ieri è arrivata anche la posizione critica del Biodistretto, associazione che comprende tredici comuni della bassa Tuscia. «La discussione che si è aperta a Civita su questa delicata questione – ha detto il presidente Famiano Crucianelli - è di grande rilievo. Lo è sul terreno delle strategie generale, lo è per il comune di Civita e lo è per il territorio dell’ Agro – Falisco del quale questa città è luogo nevralgico». Il monito: «In questi drammatici giorni di pandemia abbiamo capito - ha proseguito l’ex parlamentare- : la lezione tutti ripetono che domani nulla sarà più come prima; ovvero la salute dei cittadini e dell’ambiente saranno al primo posto e si dovrà puntare ad avere un’economia, orientata allasostenibilità ambientale e sociale». La prova verità: «L’ampliamento e recupero delle cave – ha detto ancora Crucianelli – il trattamento dei rifiuti sono due capitoli che possono ipotecare il futuro del nostro territorio e vanno discussi alla luce del sole. Non è un caso nella legge Regionale di promozione dei Biodistretti vi è riferimento su questa materia». Sull’impatto ambientale è ancora più determinato Crucianelli.

«Le cave – dice - sono una ferita del territorio, spesso come la storia c’insegna questa ferita, quando i parametri ambientali (acque, aria, paesaggio, vivibilità, infrastrutture) non sono rispettati diventa infettiva e purulenta e a maggior ragione quando vengono trasformate in discariche per inerti». La proposta è quella di aprire un confronto. «La convocazione di un tavolo che coinvolga tutte le istituzioni e gli organismi territoriali – ha concluso Crucianelli – sarebbe di grande utilità. Sarà anche l’occasione per discutere la questione altrettanto delicata, che riguarda il trattamento e il riciclo dei rifiuti che per il Biodistretto debbono essere coerenti con la strategia rifiuti zero».

Intanto si stanno organizzando i comitati e altri partiti per condividere il no.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero