Grande guerra, una storia tutta viterbese: cento anni fa l'impresa degli uomini guidati dal maggiore Scappucci

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La Grande guerra? «Una storia su tutte, proprio in questi giorni, merita attenzione». Perché riguarda un viterbese e accadeva esattamente un secolo fa, sul...

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La Grande guerra? «Una storia su tutte, proprio in questi giorni, merita attenzione». Perché riguarda un viterbese e accadeva esattamente un secolo fa, sul monte Cengio, in Veneto. Il protagonista è il maggiore Cesare Scappucci.

 

A raccontarla è il consigliere comunale Luigi Maria Buzzi. «Molte sono le vie e piazze di Viterbo - dice l'esponente di FdI-An - i cui nomi riportano la memoria a fatti e luoghi della prima guerra mondiale. Via Monte Cengio è dedicata proprio ai fatti gloriosi che in quel lontano luogo videro i Granatieri di Sardegna combattere fino all'estremo sacrificio contro gli invasori austriaci. E ha visto protagonista un viterbese». Era il 3 giugno 1916 quando furono attaccate le posizioni del Cengio. I Granatieri, in inferiorità e senza munizioni, usarono i fucili come mazze. Ci furono dei corpo a corpo furiosi, alcuni caddero avvinghiati al nemico in un dirupo, sul fondo di Val d'Astico, da allora chiamato "Salto del Granatiere".

I fatti sono narrati in "Storia dei Granatieri di Sardegna", a cura di Enzo Cataldi, ufficiale Granatieri: «Quando, dopo un altro scontro sostenuto sull'estrema destra dello schieramento, particolarmente dai battaglioni al comando dei maggiori Rossi e del viterbese Cesare Scappucci, la Brigata rientrò a Marostica - si legge - dei 6 mila uomini restavano superstiti soltanto 1.300. Venne scritto che il valore dei Granatieri era stato, in tutte le battaglie dell'Altopiano, leggendario».

Per gli atti eroici compiuti ai due maggiori fu assegnata la medaglia d'argento al valor militare. «Scappucci - conclude Buzzi - successivamente è diventato generale aiutante di campo del Re. Un viterbese, come tanti altri, che cento anni fa si è impegnato con onore per scrivere questa importante pagina della nostra storia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero