Viterbo, la Tuscanese è diventata una strada tra le montagne (di rifiuti)

L'isola (poco) ecologica di Monterazzano
Da Viterbo a Tuscania o da Tuscania a Viterbo cambia poco. La strada provinciale 2, la Tuscanese, è un serpentone lungo e sporco. Con almeno tre discariche abusive nelle...

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Da Viterbo a Tuscania o da Tuscania a Viterbo cambia poco. La strada provinciale 2, la Tuscanese, è un serpentone lungo e sporco. Con almeno tre discariche abusive nelle piazzole laterali e un'altra piuttosto inspiegabile. Una schifezza a livello igienico, e per accorgersene basta vedere le lucertole – grosse come varani – che infestano queste aree, nonché gli sciami di mosche che investono chiunque si trovi a passare di lì. Senza contare lo scempio per gli occhi di chi transita, specie se si tratta di visitatori in viaggio tra Viterbo e Tuscania, due dei centri turisticamente più importanti della provincia.


In tre piazzole, in entrambi i sensi di marcia, il degrado è evidente. Breve inventario dei rifiuti gettati: addobbi natalizi (peccato averli buttati via adesso: sarebbe bastato aspettare qualche settimana e si potevano riutilizzare per le prossime festività), decine e decine di bottiglie di alcolici, cartoni di latte, lastre di quello che sembra eternit, addirittura una canna (da pesca). E ancora, in un crescendo tutt'altro che rossiniano: divani e poltrone, cucine (s)componibili, almeno una dozzina di frigoriferi, un passeggino, decine di televisori e di materassi. Roba che lascerebbe pensare che qui, oltre ai soliti cittadini incivili, possano venire a scaricare anche quelle ditte che promettono il ritiro gratuito della tv o del materasso o del frigo vecchio dopo l'acquisto di un modello nuovo di zecca.
Ma è proprio a ridosso del capoluogo che si tocca il fondo (del bidone, ovvio), con il mistero di cui sopra. Siamo al bivio che dalla Tuscanese conduce alla frazione rurale di Monterazzano. Qui c'è una delle tante “isole ecologiche” introdotte dal Comune dopo l'arrivo della raccolta differenziata. Bidoni per i rifiuti e campane per il vetro fanno bella mostra di loro, ma tutt'intorno è una giungla di altri rifiuti, altri frigoriferi, sdraie da mare (del resto, è la strada che collega col litorale), gli immancabili televisori e materassi non ortopedici. Un cartello avverte: area videosorvegliata, i trasgressori saranno puniti e bla bla bla. Di telecamere, però, non se ne vedono: o le hanno rubate, o sono state nascoste bene (tipo su un satellite geostazionario), o ancora non sono mai state installate, come somma presa per i fondelli per tutti.

Fatto sta che le montagne di mondezza crescono, fino a raggiungere altezze da vette alpine da far impallidire persino il più impavido degli scalatori, e dei netturbini Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero