Movida selvaggia, versione locale, diciamo all'acquacotta. L'estate è passata, ma le ottobrate non sono solo romane, ma anche viterbesi e, a quanto pare, non...
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Peccato che il volume sia altissimo, attiri l'attenzione di tanti che transitano di lì e soprattutto, dopo una buona mezz'ora, facciano giustamente esaurire la pazienza ad alcuni residenti del palazzo sovrastante. Che esasperati dal karaoke improvvisato prima chiedono con cortesia di abbassare i toni e poi, arrivati al massimo della soglia di tolleranza, decidano per il gesto estremo. Dal balcone piove sul gruppo una proverbiale secchiata d'acqua (sì, era acqua, salvo smentite). Che scatena il fuggi fuggi generale e la reazione scomposta dei ragazzi, che intonano cori con offese irripetibili nei confronti di chi ha “osato” invocare un po' di educazione. Intorno, tante persone riprendono con gli immancabili smartphone la scena. Una scena che, al di là dei moralismi, è l'ennesima conferma del degrado in cui versa la parte più preziosa di Viterbo. Città d'arte e di cultura, una volta, oggi assediata da orde barbariche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero