Viterbo, cantano fuori dal bar "Buon compleanno pezzo di m...". Residenti esasperati tirano secchi d'acqua

Viterbo, cantano fuori dal bar "Buon compleanno pezzo di m...". Residenti esasperati tirano secchi d'acqua
Movida selvaggia, versione locale, diciamo all'acquacotta. L'estate è passata, ma le ottobrate non sono solo romane, ma anche viterbesi e, a quanto pare, non...

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Movida selvaggia, versione locale, diciamo all'acquacotta. L'estate è passata, ma le ottobrate non sono solo romane, ma anche viterbesi e, a quanto pare, non è passata la voglia di prendere d'assalto la parte monumentale del centro storico del capoluogo della Tuscia, specie nelle ore serali. Non ci sarebbe niente di male, in linea di massima, se tutto andasse liscio e si evitassero certi eccessi, come quelli a cui hanno assistito sabato sera decine e decine di viterbesi. Luogo: l'incrocio tra via San Lorenzo, piazza della Morte e via Cardinal La Fontaine, un punto cruciale del passeggio serale tra giovani e giovanissimi. Qui, all'esterno di un bar, un gruppo di giovanissimi decide di festeggiare un compleanno dando spettacolo, intonando una serie di cori da stadio (che andrebbero fatti, appunto, allo stadio) per celebrare il festeggiato. Si canta “tanti auguri pezzo di m...”, che non sarà il massimo dell'eleganza ma in fondo ognuno è libero di cantare ciò che vuole, sempre che il festeggiato sia d'accordo, s'intende.


Peccato che il volume sia altissimo, attiri l'attenzione di tanti che transitano di lì e soprattutto, dopo una buona mezz'ora, facciano giustamente esaurire la pazienza ad alcuni residenti del palazzo sovrastante. Che esasperati dal karaoke improvvisato prima chiedono con cortesia di abbassare i toni e poi, arrivati al massimo della soglia di tolleranza, decidano per il gesto estremo. Dal balcone piove sul gruppo una proverbiale secchiata d'acqua (sì, era acqua, salvo smentite). Che scatena il fuggi fuggi generale e la reazione scomposta dei ragazzi, che intonano cori con offese irripetibili nei confronti di chi ha “osato” invocare un po' di educazione. Intorno, tante persone riprendono con gli immancabili smartphone la scena. Una scena che, al di là dei moralismi, è l'ennesima conferma del degrado in cui versa la parte più preziosa di Viterbo. Città d'arte e di cultura, una volta, oggi assediata da orde barbariche.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero